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mercoledì 5 marzo 2008

Monte Bellavarda 2345 m

02 marzo 2008


Viste le previsioni di zero termico a quote stellari (meteofrance dava 3600-3800 m, rivelatasi forse poi eccessiva..) e le condizioni non esaltanti della neve che circolavano sul web, con Alex si è deciso, per questa domenica, di appendere gli sci al chiodo e dedicarsi all’escursionismo. La scelta della meta cade sul Monte Bellavarda, 2345 m, sull’amato spartiacque val Grande di Lanzo – valle Orco. E’ molto tempo che non torno su questa cima, quasi 8 anni, era il “lontano” novembre 2000.. Così ci troviamo a Lanzo alle 8, e saliamo verso la val Grande.


 


A Cantoira, 700 m, ci fermiamo per un caffè, l’aria è bollente, ci saranno 16-18° alle 8.30 del mattino...Saliamo a Lities, siamo a 1143 m, si potrebbe stare in maniche corte anche se non c’è il sole. Ci incamminiamo per il sentiero che sale tra le case, ripido e sassoso, dentro un valloncello. Entriamo così in uno splendido bosco di faggi…ad un certo punto il sentiero sembra sparire in un pendio cosparso di foglie secche. Alex fa un passo e finisce nelle foglie fino alla vita, io sto per prenderlo in giro, faccio un altro passo e mi ribalto cadendo in avanti, e capottandomi… rimango sommerso dalle foglie e dalla polvere, solo con la testa fuori… ovviamente tra una risata e l’altra scattano le foto-ignuz.. faticosamente ci rialziamo, segue un traverso “pericolllOOOso”, su foglie secche, pericolo valanghe 5!! Ma di foglie! Mai visto niente del genere, accumuli di foglie creati dal vento negli avvallamenti, proprio come la neve! Usciamo dal bosco, e dall’ombra, il sole ci inonda e si comincia ad avere caldo, tanto caldo.


 


Dall’est mi arrivano notizie di neve, qui siamo in T-shirt e sudiamo come maialotti. Passiamo attraverso un bel gruppo di baite, alcune diroccate, altre ancora in buone condizioni, il Gias Lavassè 1522 m. Nei dintorni ci sono belle fioriture di crocus, viola e bianchi, ed è solo per questo che si capisce di essere in primavera (nelle mie zone fioriscono a fine inverno), perché altrimenti il paesaggio desolatamente secco e brullo ti farebbe pensare di essere in autunno inoltrato.. Le ultime piante, coi primi germogli, infatti lasciano spazio a distese di pascoli bruciati, qualche chiazza di neve solo a nord. Il sentiero sale ripido, e giungiamo sulla cresta sud, dove il vento comincia a spazzolarci per bene. Non è freddo ma fastidioso. Raggiungiamo la bella chiesetta di San Domenico, 1771 m di quota, e ci fermiamo per uno spuntino. La calura, quando cessa il vento, è insopportabile. L’incendio che vedevo ieri sera da casa sulle montagne di Valdellatorre è ancora lì, e poco più ad ovest ce n’è un altro, ancor più grosso, verso Condove.


 


Brucia, brucia, brucia la montagna. Ancora una volta, ancora quando viene il föhn, quando è così secco che basterebbe un niente per dare a fuoco tutto, e c’è sempre qualche criminale che si diverte così. Amarezza. Le mie montagne piangono ancora una volta la mancanza di neve, dopo un inizio anno che lasciava ben sperare, un mese di febbraio arido, secco e caldo ha trasformato buona parte di questi monti in un ambiente brullo e privo di neve, nei versanti soleggiati, fino a quote elevate. L’innevamento è infatti quello di fine aprile. Se non maggio… ma almeno in quel periodo di solito è verde… qui è tutto marrone. Guardo le montagne di confine, ad alta quota, un po’ bianche sono, ma c’è comunque davvero poca neve anche lassù..affiora il ghiaccio nerastro sulla cresta est della Ciamarella, sull’Albaron e sulla Croce Rossa…ed il vento sulle creste continua a lavorare, e portare via quella poca che c’è.


 


Lascio da parte l’amarezza, e cerco di godermi la comunque radiosa giornata. Si sente il vento correre sui prati ed arrivare su dal fondovalle, poi investirti con raffiche violente.


 


La montagna è ancora viva.


 


Ripartiamo verso la cima, per un sentiero ripidissimo e che mi spezza il fiato…tocchiamo le Alpi Bellavarda Inferiore 1908 m, caratteristiche costruzioni in pietra, scavate praticamente nel pendio, con delle splendide volte in pietra a secco all’interno. Poco più in alto ci sono le alpi superiori 2040 m, ristrutturate di recente. Il sentierino procede sempre assai ripido, e giungiamo così sulla cresta est, che unisce la Bellavarda alla Punta Marsè.


 


Il vento in cresta è più forte, con percorso a tratti aereo e su qualche roccetta e residuo di neve, eccoci alle rocce finali ed alla grande croce, posata nell’Anno Santo 1950. Questa croce la vedo, con il binocolo, nitidamente anche da casa mia. Bellavarda, così chiamata dai valligiani per il bel panorama che si vede dalla cima, sulla quale salivano per sorvegliare il bestiame. Sulla vetta, a 2345 m, le raffiche sono assai violente, penso sfiorino i 60 km/h perché mi spostano. Tempo di fare qualche foto, soprattutto qualche zoomata sulle grandi vette di confine, e sul lontano Monte Rosa di cui si vedono la Zumstein e la Gnifetti, e dobbiamo cercare un angolo riparato. Lo troviamo pochi metri più ad est, tra le rocce della vetta. E’ incredibilmente molto più tranquillo. Mentre pranziamo, ecco arrivare l’amica Elisabetta, recuperata al volo alle 8 di mattino che alla fine è riuscita a convincere i suoi soci a venire quassù.. così almeno ci si rivede…e trascorriamo due ore in vetta, tra chiacchiere e progetti montani.


 


Nonostante qualche raffica di vento che da la sensazione di fresco, ci sono la bellezza di 9° quassù a più di 2300 metri di quota. Viene ora di scendere. Con calma, il sentiero è ripido, e non voglio massacrarmi le ginocchia, sono 1200 m di dislivello da percorrere in discesa, e siccome è molto tempo che non faccio tutti questi metri a piedi, voglio andare giù tranquillo.. a San Domenico facciamo un’altra sosta, ho finito però l’acqua e l’arsura alla gola è tanta. Riprendiamo la discesa, ad ogni passo solleviamo nuvole di polvere che manco fossimo sui monti del Sinai.. nei pressi del Gias Lavassè perdiamo un po’ di tempo a scattare macro ai bei crocus… poi ecco di nuovo la faggeta, le “foglie traditrici”, ed infatti Alex cade in un “crepaccio” nascosto da un metro e mezzo di foglie secche… è bello però, e perdiamo qualche minuto a fare foto-ignuz e a “giocare” con le foglie come dei bambini.. a volte è bello tornare ad essere “piccoli” …


 


Lities si avvicina, ad una fontana riusciamo a dissetarci un po’, ecco le case, ecco l’auto. Il sole qui c’è ancora, mentre il fondovalle è nell’ombra, ma non fa freddo. Il vento si sta calmando, ma in altro si sente ancora il rombo delle raffiche che corrono tra i rami dei boschi. Scendiamo a Cantoira, in un’osteria di paese, dove ci concediamo la meritata birra media, gelata al punto giusto. Il viaggio verso casa non è lungo, è il pregio di andare sui monti di casa. Niente code, niente stress da guida, niente traffico.


 


Tutto sommato è stata una bella gita, una giornata piacevole passata con un caro amico, socio di tante avventure ad alta quota e non, compagno di cordata di parecchi Quattromila.


 


Una giornata in cui ci siamo presi i nostri tempi, senza affanni, godendoci i sapori estivi, su queste mie montagne desiderose di pioggia e neve, ma in fondo comunque felice, perché


 


“Il mio cuore si rinfranca sempre avvicinandosi alle montagne” (J.R.R. Tolkien, S.d.A.)






Album foto su: www.roby4061.it/photobook/bellavarda.htm



 


 

4 commenti:

  1. Bellissime le foto, hanno la stessa freschezza dei tuoi racconti.

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  2. Capisco il tuo stato d'animo circa la nev: due domeniche fa ero a sciare in Abruzzo e alle 10.30 la neve era pesantissima...


    Mentre scrivo, però, forse sta nevicando dalle tue parti...e allora ti auguro di poter sfruttare questo colpo di coda di inverno per inforcare di nuovo gli sci!

    In bocca al lupo!


    Maria Chiara


    PS racconto e foto coinvolgenti! Complimenti!


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  3. grazie :-)


    ahimè qui non nevica... solo a sud del Po.. oppure ad est..

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