Statistiche

mercoledì 30 luglio 2008

ignuz

quant'è bella giovineZZa


che si fugge tuttavia


del doman non v'è certeZZa


chi vuol esser ignuz, sia!



 

lunedì 28 luglio 2008

venerdì 25 luglio 2008

vuoto

mi sento così stanco e vuoto di testa.. sono alla frutta.



ma la luce in fondo al tunnel è vicina, le agognate ferie si stanno avvicinando.


ne ho davvero bisogno.


 


 


 

lunedì 21 luglio 2008

Aspro e dolce



 “quegli istanti nei quali ha sotto i suoi piedi il mondo e resta soltanto sopra di lui l’Infinito” (F.Kesparek)

P.S. Tiè all'infido ghiaccio.......... by Misty :-P

giovedì 17 luglio 2008

Dentro ai miei vuoti

Impalcature spartitraffico, fari alonati blu monossido
Due solitudini si attraggono: tu chi sei?

Come due intrusi che sorvolano le tangenziali dell’intimità
Fiutando diffidenze e affinità. Resta qui.

Da quanto siamo qua non chiederlo,
Dalle finestre luci scorrono,
Lenzuola stropicciate ...che ora è?
Stai con me.

Se c’è un motivo trovalo con me
Senza ingranaggi senza chiedere perché.
Dentro i miei vuoti puoi nasconderti,
Le tue paure addormentale con me
Se c’è un motivo.

Due solitudini si avvolgono
Due corpi estranei s’intrecciano
Duemila esitazioni sbocciano
Stai con me.

Se c’è un motivo trovalo con me
Senza ingranaggi senza chiedere perché
Dentro i miei vuoti puoi nasconderti,
Se c’è un motivo trovalo con me.
Senza ingranaggi senza chiedere perché
Dentro i miei vuoti puoi nasconderti.
Le tue paure addormentale con me
Le tue paure addormentale con me
Le tue paure addormentale con me
Le tue paure addormentale con me
Le tue paure addormentale con me

Se c’è un motivo.



SubsonicA


 




martedì 15 luglio 2008

Un anno fa...

Su Alp GM dedicato ai 4000 c'è una piccola intervista al compianto Mario Rigoni Stern..


Il giornalista gli chiede "qual è stato il girono più bello della tua vita?"


E Mario risponde... "il giorno che ho salito una montagna molto alta, oltre i 4000 metri"


" quella montagna era il Gran Paradiso, che ho salito poi altre volte sia in inverno che in estate"


E ho pensato a quando finalmente un anno fa, arrivai alla Madonnina del Grampa..





Sul Roc passiamo più di due ore, tra la posa della campana di vetta, le firme sul nuovo libro, e l’attesa degli altri componenti della gita che prima erano saliti al Grampa. Sono le 10.30 quando ci apprestiamo a scendere. Do uno sguardo verso la MIA montagna, vedo che ci saranno solo più una decina di persone. Tra me e me penso “questa è la volta buona, ci devo provare”. L’amico Alex, compagno di tante e grandi avventure montane, è già d’accordo nell’accompagnarmi su. Scendiamo rapidamente con una doppia, alla finestra del Roc mi lego con Alex e gli dico “oggi o mai più”. Mi sento in formissima, nonostante siano più di due ore che sono oltre i 4000 metri, e partiamo a gran passo. C’è ormai pochissima gente. Superiamo due cordate sul pendio nevoso, poi ecco la cengia nevosa a sinistra della cresta, ed eccoci di fronte al passaggio famigerato. Ci sono due spagnoli un po indecisi, ci lasciano passare. Ed eccoci qua. Faccio sicura ad Alex, poi è il mio turno. Salgo un gradone, e mi affaccio sul famoso passaggino… sì, è esposto, ma è meno peggio del previsto. C’è un metro dove effettivamente la cengia è larga 15-20 cm, ma subito dopo si allarga. E’ espostissimo. Mentre passo, tiro uno sguardo sotto i miei piedi. 400 m di vuoto mi separano dal Ghiacciaio della Tribolazione. Per le mani non ci sono grandi appigli, più che altro una fessurina di un paio di cm dove infirlale… ma eccomi, l’ultimo gradone che supero poco elegantemente aiutandomi col ginocchio, e sono su…Sono le 11.15. Dio mio che emozione. Ho i brividi, quasi mi scappa una lacrima mentre abbraccio la Madonnina… se penso alle 4 volte a che son venuto su e mai son riuscito a raggiungerla per l’eccessivo affollamento….


Sono finalmente quassù, sulla mia montagna, questa montagna ai cui piedi è nata questa passione, questa montagna che è stato il primo e unico quattromila di mio papà.. e son qui anche per lui, che pure non era arrivato alla madonnina perché non se la sentiva.. son qui anche per Lui.


E’ un panorama che ho visto più volte, ma questa volta è diverso, questa volta ha un altro sapore, questa volta è dentro di me, lo sento mio più di quanto non lo sia.


Gran Paradiso 4061 m


15 luglio 2007, ricordo ancor bene l'emozione di quel giorno.


Grazie Alex!


lunedì 14 luglio 2008

Ohne dich






Ich verbrenne für dich
Ich kann nicht atmen ohne dich
Du vergibst weil du liebst
Ich falle für dich
Kann nicht mehr aufstehn ohne dich
Du verstehst weil du lebst

Was ist die Sonne ohne dein Licht
Was ist ein Bild ohne dein Gesicht
Ich hab das Leben verflucht
Allein zu leben versucht
Doch es geht nicht

Ohne dich kann ich nicht frei sein
Ohne dich endlos high sein
Ohne dich bin ich allein
Ohne dich kann ich nicht fliegen
Ohne dich endlos lieben
Ohne dich kann ich nicht sein

Ich erwache für dich
Ich kann nichts spürn ohne dich
Du befreist du verzeihst
Ich ertrinke in dir
Spür deinen Pulsschlag tief in mir
Du verstehst weil du lebst

Ich bete zu Gott dass es nie endet
Dass dein Feuer mich ewig blendet
Ich vermiss dich zähle jede Sekunde
Ohne deine Gnade geh ich zugrunde

Rammstein

domenica 13 luglio 2008

Apocalypse now



Noi addestriamo dei giovani a scaricare napalm sulla gente, ma i loro comandanti non gli permettono di scrivere “cazzo” sui loro aerei perché è osceno.


Colonnello W. E. Kurtz

giovedì 10 luglio 2008

giudizii universali

Troppo cerebrale per capire
che si può star bene senza complicare il pane,
ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote
ma doppiate.
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo
e quando dormo taglia bene l'aquilone,
togli la ragione e lasciami sognare,
lasciami sognare in pace...
Liberi com'eravamo ieri,
dei centimetri di libri sotto i piedi
per tirare la maniglia della porta e
andare fuori
come Mastroianni anni fa,
come la voce guida la pubblicità
ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già
Troppo cerebrale per capire
che si può star bene senza calpestare il cuore,
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi
come sulle aiuole.
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini
per scivolare meglio sopra l'odio,
Torre di controllo aiuto,
sto finendo l'aria dentro al serbatoio...
Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'e'
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma,
rimane la cera e non ci sei più...
Vuoti di memoria, non c'e' posto
per tenere insieme tutte le puntate di una storia,
piccolissimo particolare,
ti ho perduto senza cattiveria...
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo
e quando dormo taglia bene l'aquilone,
togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace...
Libero com'ero stato ieri,
ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi,
adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori...
come Mastroianni anni fa,
sono una nuvola, fra poco pioverà
e non c'e' niente che mi sposta
o vento che mi sposterà...
Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'e'
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma,
rimane la cera e non ci sei più... non ci sei più...


 


 


 


lunedì 7 luglio 2008

weissbier



regola numero 1:

prima di berla, siccome l'hai tirata fuori dal frigo che era pressochè a 3°, falla "stemperare" un po' a temperatura ambiente, se non vuoi ti rimanga sullo stomaco fino alle 2 di notte.

morale:

bravo mona!

venerdì 4 luglio 2008

ETERNO


    Tra un fiore colto e l’altro donato
    l’inesprimibile nulla


    G. Ungaretti



     





giovedì 3 luglio 2008

Bach

capolavoro assoluto.


 


 



Poesia musicale pura.


Se un giorno avrò la fortuna di ascoltarla in una cattedrale gotica, credo che schiatterò dall'emozione...


E' uno di quei brani che mi fa venire la pelle d'oca ad ogni ascolto.................


 

mercoledì 2 luglio 2008

Monte Niblè 3365 m

Finalmente è iniziata la stagione alpinistica. Ho voluto scegliere una meta non eccessivamente difficile né massacrante, visto il periodo di forma fisica non eccezionale.

La scelta cade sul Monte Niblè 3365 m, in alta Val di Susa, sul confine tra Italia e Francia, montagna che avevo adocchiato un paio di anni fa durante la salita alla Cima del Vallonetto. Siamo in tre, io, Elisabetta e Romano, per questa gita, partiamo alle 14 da casa mia sabato pomeriggio, un po’ in ritardo sui miei piani.

Arriviamo a Grange della Valle, sopra Exilles, a 1780 m di quota, scarponi ai piedi, ci carichiamo i pesanti zaini in spalla, e via verso il bivacco Blais. Nebbie di calore nascondono in parte le cime, ogni tanto esce il sole ad accendere i colori estivi. La prima parte della salita si svolge tra i larici, poi si esce nell’ampio vallone di Galambra, costellato di rododendri in fiore e grossi massi, infatti è pieno di boulderisti.. Verso l’alto si vede l’azzurro tra una nebbia e l’altra, in Francia, ovviamente, è sicuramente sereno. Il sentiero, ben segnato, comincia ad alzarsi di quota seriamente solo verso i 2100 m. Impennandosi… infatti si susseguono ripidi e stretti tornanti su un costone di magro pascolo, percorso suggestivo.

Nella nebbia arriviamo ad una fontana, ne approfittiamo per una sosta. Poi ripartiamo, io rimango un po’ indietro e proseguo la salita da solo. Ed ecco, ad un tratto, la nebbia nella quale sono avvolto si dissolve, il sole mi colpisce, l’azzurro del cielo diventa incombente, così come le aspre pareti che mi sovrastano, chiazzate di neve. E’ come se tutto di un tratto si fossero dissolte le nubi all’unisono, brandelli di nebbie rimangono impigliati tra le creste, creando giochi di luci e contrasti magnifici. L’umore, nonostante la fatica, sale alle stelle. Il sole rende i prati dove sto salendo verdissimi, risaltando la fioritura multicolore.

In bassa valle e verso la pianura è un fiorire di cumuli, qui in quota è pressoché sereno, anche se ancora qualche nebbia corre lungo i ripidi pendii. Recupero un po’ di terreno sui miei amici, vedo che non siamo soli, qualche camoscio ci guarda da lontano e poi riprende a brucare al sole. Eccomi anche io alla base del nevaio terminale. E’ assai ripido a vederlo da qui, alla fine di questo canale dovrebbe esserci il bivacco. Raggiungo quasi i miei amici, ed a metà canale ecco apparire l’arancione bivacco. Questi ultimi 100 metri sono assai faticosi, specie gli ultimi 10 su terriccio cedevole e intriso di acqua, ma alle 18.30 sono anche io al bivacco Blais, a 2912 m di quota, sul Col d’Ambin.

Splendida la vista sul versante francese, il colle è sovrastato da una cuspide rocciosa strapiombante. Ci cambiamo, quindi un po di relax al sole del tardo pomeriggio, poi è ora di cena. Peccato che prendo freddo allo stomaco, e subito dopo la tisana digestiva ho qualche problema…

Nel frattempo arrivano altri due alpinisti, non saremo soli questa notte. La luce è ancora forte, il sole alto, e osserviamo a lungo dopocena i giochi di luci e di nubi che si dissolvono e riformano di continuo. Arrivano ancora due francesi alle 21.30, quando noi ci siamo già messi a letto perché siamo cotti. Rispetto al caldo patito nei giorni scorsi qua si sta bene, e mi addormento presto. Peccato che sia destino che non debba dormire una notte come si deve… alla una e trenta di notte sento dei rumori fuori dal bivacco, passi, poi pietre che si spostano, infine voci.

E poi la porta viene aperte con violenza, ci svegliamo del tutto, solo perché sono mezzo rincoglionito dal sonno trattengo le bestemmie… mi riaddormenterò a breve, i due arrivati si sistemano sulle panchine intorno al tavolo…e ci risvegliano alle 4 quando ripartono dal bivacco…volevano salire a vedere l’alba in vetta al Niblè!

Alle 5 altri due si muovono e ci svegliano, e così alle 5.45… che andirivieni qua dentro.. alle 6.30 cediamo anche noi, suona la sveglia anche se io non dormivo più, ovviamente, già da un bel po’. Mi alzo ed esco fuori… è serenissimo verso la Francia, invece in Italia nubi basse, fiorire di cumuli, e due cumulonembi torreggianti spettacolari verso Torino. Accendo il telefono e mi chiama Alex, che sta per partire dal fondovalle… loro saliranno in giornata.

Qualche foto e poi colazione, quindi partiamo alle 7.50 dal bivacco, anche se Romano ha un po’ patito la notte in quota. Percorriamo la cresta ovest del Niblè, che si presenta rocciosa e sfasciumosa in questa prima parte. Qualche roccetta, percorsa da una traccia di sentiero, poi la cresta si allarga e si fa detritica, fino ad arrivare a lambire la neve, a quota 3050 m, dove in teoria comincia il ghiacciaio, o meglio quel che ne resta. A fine stagione c’è solo un ghiacciaietto nerastro e in parte coperto da detriti… ora invece è tutto innevato.

Visto che l’abbiamo portata su preferiamo legarci… eccesso di prudenza forse… ma non si sa mai!!

Parto io come capocordata, cercando di tenere un passo tranquillo e regolare. C’è una traccia molto profonda, se si esce da questa si sprofonda perché il rigelo è stato molto scarso. Una rampa più ripida, con un tratto a metà con neve dura (sul solco di una slavina), poi siamo proprio su quel che dovrebbe essere il ghiacciaio. Non si vede nemmeno un crepaccio, solo qualche fessurazione nel manto nevoso. Verso i 3120 metri finalmente la neve riesce a reggere il mio peso, ed esco dalla traccia. I ramponi mordono che è un piacere, si sale bene.

Siamo sempre all’ombra, la mole del Niblè, proprio davanti a noi, nasconde il sole, ma non fa assolutamente freddo, anzi. Mi dirigo fin quasi sotto il pendio finale, poi piego a destra con un mezzacosta, uscendo sulla spalla ed al sole. Che spettacolo! Nubi e nebbie ribolliscono sul versante italiano, creando luci spettacolari. Il mio umore sale ulteriormente, il fisico regge bene rispetto ad una settimana prima, quando, a soli 2200 m di quota, tiravo la lingua fuori…siamo quasi a 3300 m, manca poco.

Un’ultima, ripida rampa, oltre 30°, ben tracciata, ci porta sulla crestina finale. La neve residua le dà l’aspetto dell’alta quota… sinuosa, delicata, aerea ma non troppo. Sembra un Castore in miniatura… ma quella montagna è un’altra cosa, anche come eleganza… però queste crestine nevose mi affascinano sempre, per la loro eleganza e sinuosità.

La percorriamo, a sinistra la Francia, a destra l’Italia. Dopo la neve, sfasciumi e roccette, ed una traccia di sentiero. Un roccione, e poi ecco la vetta vicinissima. Proseguo, coi ramponi sulle rocce, quando un rumore di ghiaia che cade, vicino, mi spaventa… è una marmotta, gigante, che prendeva il sole sulla vetta ed al nostro arrivo si è terrorizzata ed è fuggita imbucandosi tra le rocce sotto la cima. Assurdo, quassù a quasi 3400 m…mai visto una marmotta così in alto. Dopo la volpe che io e Misty avvistammo sul ghiacciaio del Trajo a 3500 metri lo scorso agosto, ora questo… la natura non finisce mai di stupire.

Pochi metri arrampicando sulle rocce coi ramponi ed eccoci alla croce di vetta del Monte Niblè 3365 m, sono le 9.30. Berg-heil!

Sono stanco ma abbastanza in forma, l’amico Romano l’è cöit… Che panorama! Sulle alpi Francesi, sul Rocciamelone che emerge tra le nebbie, sul lontano Monviso… i cumuli sono sempre più grandi, ed ora anche sul versante francese è un fiorire di nubi. In lontananza, verso la pianura cuneese, un’incudine spettacolare si staglia contro il cielo. Fa caldo, caldissimo, e la nostra sosta in vetta è abbastanza lunga. Abbandoniamo l’idea della traversata alla Punta Ferrand. La via di cresta non pare molto semplice, per via della qualità della roccia (pessima), e poi il tempo pare peggiorare rapidamente e Romano ne ha già abbastanza… si potrebbe scendere e traversare alla base del Niblè sul ghiacciaio, però la neve è già molle e non abbiamo nessuna voglia di farci un mazzo…la Ferrand da lì non scappa, il posto è bello e farà piacere tornarci in seguito.

Quindi scendiamo, prima le roccette, poi il ghiacciaio. Il sole intanto va via dietro cumuli sempre più imponenti, poi ritorna, poi sparisce di nuovo..quando arriviamo alla fine della neve troviamo l’amico Alex con altri tre soci, saliti in giornata. Lascio loro la nostra corda, per ogni evenienza. Due chiacchiere poi ci salutiamo e scendiamo al bivacco, in parte nella nebbia, mentre numerose cordate di un corso CAI si apprestano alla salita. Arriviamo al colle alle 11, ci riposiamo e concediamo uno spuntino. Approfittiamo del sole per riposare un po’, poi decidiamo di scendere a valle, visto che il cielo si è nuovamente chiuso.

La discesa del canale innevato richiede qualche attenzione, preferisco scenderlo con la piccozza. E faccio bene, perché verso la fine del canale stesso, appena finito di pensare “certo che ci va niente a scivolare qui” che mi parte il piede destro e finisco col culo per terra…ma l’esperienza vuol dire, mi giro di riflesso “come un gatto” e pianto la picca nella neve…anche se è molle mi fermo subito. Santa Piccozza! :-P

Riprendo la discesa mettendoci più attenzione, fuori dal nevaio ci riuniamo, e mi rimetto in abiti estivi.. il sole va e viene, fa caldo. Scendiamo quindi, con un bel tratto in mezzo alla nebbia, tra i fiori e le marmotte che fischiano, più scendiamo e più fa caldo.. siamo nel fondovalle ormai, e decidiamo di fermarci al rifugio Levi-Molinari per una birra.

In pochi minuti siamo all’auto, e la via verso casa non è lunga. Bel week-end d’emozioni d’alta quota, quindi, finalmente! Era da metà ottobre che non passavo una notte in quota, ed è una cosa che ha sempre il suo fascino, così come lo “sferragliare” dell’alpinismo. Ancor più bello se, come questa e tante altre volte, parti dal fondovalle carico di colori ed odori estivi, e pian piano, solo con le tue forze, sali fin lassù, alle alte quote, sfiorati dalle nubi, tra roccia, cielo e neve, dove ancora si respira aria d’inverno.

Alla prossima!


Album foto: www.roby4061.it/photobook/nible.htm

martedì 1 luglio 2008

1° luglio 1981

Non ti ho mai conosciuto zio, ma dovevi essere una persona straordinaria. Oggi è l'anniversario di quel brutto giorno, ne approfitto per ricordarti, e con te i tuoi amati fratelli Padre Lucio e papà... da qualche anno siete tutti riuniti nel Cielo.



Le cause del martirio



P. Tullio sapeva molto bene che non era possibile affrontare quelle persone, bisognava trovare una via efficace per difendere i contadini: istruirli sui loro diritti e suggerire loro di organizzarsi per procedere alla legalizzazione del possesso delle loro terre; a questo scopo fece intervenire la Caritas che prestasse i suoi servizi con avvocati di fiducia. La cosa non piacque ai paramilitari che iniziarono a prendere di mira l’attività apostolica di p. Tullio; ricorsero alle minacce, alle calunnie e ad ostacolare l’attività del centro formativo per i catechisti. Si diceva che p. Tullio aveva buoni rapporti con i guerriglieri, che forniva loro generi alimentari e medicinali, ma in realtà erano quelli che la Caritas affidava a lui per distribuirli ai contadini durante le sue visite ai villaggi; si disse perfino che era “comunista” e “guerrigliero”. P. Tullio non prese neppure minimamente in considerazione le accuse calunniose. I paramilitari arrivarono ad organizzare un attentato contro la parrocchia, fecero esplodere una bomba intimidatoria davanti alla canonica e un’altra davanti al centro catechistico curato dalle suore canadesi. I superiori pensarono a cambiarlo di parrocchia. P. Tullio fu trasferito a Quiriguà, una località a 50 km di distanza da Morales, sempre in Izabal. Le minacce lo raggiunsero anche là. Questa parrocchia era più vasta di Morales perciò godeva della compagnia di un altro sacerdote anche se anziano: p. Paolino Cristofari ofm, già sua assistente quando era fratino a Chiampo. Due fatti fecero “traboccare il vaso”. In un villaggio si reclutavano i giovani per il servizio militare. Il sistema utilizzato era che i soldati dell’esercito arrivati improvvisamente nella località, correvano dietro a un giovane trovato nella via pubblica fino a prenderlo e legarlo, obbligando il mal capitato così al servizio militare. Secondo la legge dello Stato non si poteva prelevare una persona dall’interno di una casa, ma un soldato era entrato dentro di un’abitazione per prelevare un giovane che si era rifugiato, provocando la reazione dei catechisti e di altre persone che facevano presente l’illegalità dell’azione. Chi aveva istruito i contadini sui loro diritti a modo di ostacolare l’azione dell’esercito? Il rapporto dell’ufficiale dell’esercito che guidava la spedizione in quel villaggio non fu per niente tenero contro il parroco e il centro di formazione dei catechisti; in Quiriguà il centro era curato da suore nordamericane. Il secondo fatto fu un’azione di esproprio: 60 famiglie erano spogliate di tutto. P. Tullio, p. Paolino e i capifamiglia scrissero una lettera rispettosa al Presidente della repubblica, chiedendo il suo interessamento per risolvere in forma giusta la situazione. Non pochi dei contadini firmatari avevano messo la croce perché analfabeti. Questi due fatti fecero sì che le alte autorità militari prendessero la decisione di uccidere p. Tullio, considerato un elemento scomodo per i loro interessi personali.


Il martirio




Dopo una faticosa giornata trascorsa tra i villaggi delle montagne, il 1° di luglio 1981, dopo aver cenato di corsa, p. Tullio si recò all’ultreya (parola utilizzata dai membri dei Cursillos di Cristiandad per denominare le loro riunioni settimanali)di Los Amates ; finita la riunione decise di accompagnare due cursillistas a la loro casa, distante una diecina di chilometri dal centro, erano passate le 9:00 di sera. Luis Obdulio Arroyo era un giovane terziario francescano, cursillista e catechista che non si separava dal padre, in questo caso aveva deciso di fare l’autista del mezzo utilizzato. Di ritorno, superati due chilometri dalle rovine dei Mayas che dà il nome alla località, i paramilitari avevano preparato un’imboscata: dopo aver fermato il mezzo, fecero scendere p. Tullio e Luis Obdulio e li crivellarono sul posto. P. Tullio e il suo catechista, per essere fedeli al loro ministero apostolico sacerdotale e alla dottrina sociale della Chiesa, cadevano vittime dell’ingiustizia e per difendere i poveri contadini. P. Tullio venne subito riconosciuto dai suoi parrocchiani come ‘martire’ e ‘santo’ e tale è venerato dalla gente fino ad oggi. Il ricordo e la preghiera è sommessa, dato il pericolo rappresentato dagli assassini ancora liberi e protetti dalle autorità militari.