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mercoledì 2 luglio 2008

Monte Niblè 3365 m

Finalmente è iniziata la stagione alpinistica. Ho voluto scegliere una meta non eccessivamente difficile né massacrante, visto il periodo di forma fisica non eccezionale.

La scelta cade sul Monte Niblè 3365 m, in alta Val di Susa, sul confine tra Italia e Francia, montagna che avevo adocchiato un paio di anni fa durante la salita alla Cima del Vallonetto. Siamo in tre, io, Elisabetta e Romano, per questa gita, partiamo alle 14 da casa mia sabato pomeriggio, un po’ in ritardo sui miei piani.

Arriviamo a Grange della Valle, sopra Exilles, a 1780 m di quota, scarponi ai piedi, ci carichiamo i pesanti zaini in spalla, e via verso il bivacco Blais. Nebbie di calore nascondono in parte le cime, ogni tanto esce il sole ad accendere i colori estivi. La prima parte della salita si svolge tra i larici, poi si esce nell’ampio vallone di Galambra, costellato di rododendri in fiore e grossi massi, infatti è pieno di boulderisti.. Verso l’alto si vede l’azzurro tra una nebbia e l’altra, in Francia, ovviamente, è sicuramente sereno. Il sentiero, ben segnato, comincia ad alzarsi di quota seriamente solo verso i 2100 m. Impennandosi… infatti si susseguono ripidi e stretti tornanti su un costone di magro pascolo, percorso suggestivo.

Nella nebbia arriviamo ad una fontana, ne approfittiamo per una sosta. Poi ripartiamo, io rimango un po’ indietro e proseguo la salita da solo. Ed ecco, ad un tratto, la nebbia nella quale sono avvolto si dissolve, il sole mi colpisce, l’azzurro del cielo diventa incombente, così come le aspre pareti che mi sovrastano, chiazzate di neve. E’ come se tutto di un tratto si fossero dissolte le nubi all’unisono, brandelli di nebbie rimangono impigliati tra le creste, creando giochi di luci e contrasti magnifici. L’umore, nonostante la fatica, sale alle stelle. Il sole rende i prati dove sto salendo verdissimi, risaltando la fioritura multicolore.

In bassa valle e verso la pianura è un fiorire di cumuli, qui in quota è pressoché sereno, anche se ancora qualche nebbia corre lungo i ripidi pendii. Recupero un po’ di terreno sui miei amici, vedo che non siamo soli, qualche camoscio ci guarda da lontano e poi riprende a brucare al sole. Eccomi anche io alla base del nevaio terminale. E’ assai ripido a vederlo da qui, alla fine di questo canale dovrebbe esserci il bivacco. Raggiungo quasi i miei amici, ed a metà canale ecco apparire l’arancione bivacco. Questi ultimi 100 metri sono assai faticosi, specie gli ultimi 10 su terriccio cedevole e intriso di acqua, ma alle 18.30 sono anche io al bivacco Blais, a 2912 m di quota, sul Col d’Ambin.

Splendida la vista sul versante francese, il colle è sovrastato da una cuspide rocciosa strapiombante. Ci cambiamo, quindi un po di relax al sole del tardo pomeriggio, poi è ora di cena. Peccato che prendo freddo allo stomaco, e subito dopo la tisana digestiva ho qualche problema…

Nel frattempo arrivano altri due alpinisti, non saremo soli questa notte. La luce è ancora forte, il sole alto, e osserviamo a lungo dopocena i giochi di luci e di nubi che si dissolvono e riformano di continuo. Arrivano ancora due francesi alle 21.30, quando noi ci siamo già messi a letto perché siamo cotti. Rispetto al caldo patito nei giorni scorsi qua si sta bene, e mi addormento presto. Peccato che sia destino che non debba dormire una notte come si deve… alla una e trenta di notte sento dei rumori fuori dal bivacco, passi, poi pietre che si spostano, infine voci.

E poi la porta viene aperte con violenza, ci svegliamo del tutto, solo perché sono mezzo rincoglionito dal sonno trattengo le bestemmie… mi riaddormenterò a breve, i due arrivati si sistemano sulle panchine intorno al tavolo…e ci risvegliano alle 4 quando ripartono dal bivacco…volevano salire a vedere l’alba in vetta al Niblè!

Alle 5 altri due si muovono e ci svegliano, e così alle 5.45… che andirivieni qua dentro.. alle 6.30 cediamo anche noi, suona la sveglia anche se io non dormivo più, ovviamente, già da un bel po’. Mi alzo ed esco fuori… è serenissimo verso la Francia, invece in Italia nubi basse, fiorire di cumuli, e due cumulonembi torreggianti spettacolari verso Torino. Accendo il telefono e mi chiama Alex, che sta per partire dal fondovalle… loro saliranno in giornata.

Qualche foto e poi colazione, quindi partiamo alle 7.50 dal bivacco, anche se Romano ha un po’ patito la notte in quota. Percorriamo la cresta ovest del Niblè, che si presenta rocciosa e sfasciumosa in questa prima parte. Qualche roccetta, percorsa da una traccia di sentiero, poi la cresta si allarga e si fa detritica, fino ad arrivare a lambire la neve, a quota 3050 m, dove in teoria comincia il ghiacciaio, o meglio quel che ne resta. A fine stagione c’è solo un ghiacciaietto nerastro e in parte coperto da detriti… ora invece è tutto innevato.

Visto che l’abbiamo portata su preferiamo legarci… eccesso di prudenza forse… ma non si sa mai!!

Parto io come capocordata, cercando di tenere un passo tranquillo e regolare. C’è una traccia molto profonda, se si esce da questa si sprofonda perché il rigelo è stato molto scarso. Una rampa più ripida, con un tratto a metà con neve dura (sul solco di una slavina), poi siamo proprio su quel che dovrebbe essere il ghiacciaio. Non si vede nemmeno un crepaccio, solo qualche fessurazione nel manto nevoso. Verso i 3120 metri finalmente la neve riesce a reggere il mio peso, ed esco dalla traccia. I ramponi mordono che è un piacere, si sale bene.

Siamo sempre all’ombra, la mole del Niblè, proprio davanti a noi, nasconde il sole, ma non fa assolutamente freddo, anzi. Mi dirigo fin quasi sotto il pendio finale, poi piego a destra con un mezzacosta, uscendo sulla spalla ed al sole. Che spettacolo! Nubi e nebbie ribolliscono sul versante italiano, creando luci spettacolari. Il mio umore sale ulteriormente, il fisico regge bene rispetto ad una settimana prima, quando, a soli 2200 m di quota, tiravo la lingua fuori…siamo quasi a 3300 m, manca poco.

Un’ultima, ripida rampa, oltre 30°, ben tracciata, ci porta sulla crestina finale. La neve residua le dà l’aspetto dell’alta quota… sinuosa, delicata, aerea ma non troppo. Sembra un Castore in miniatura… ma quella montagna è un’altra cosa, anche come eleganza… però queste crestine nevose mi affascinano sempre, per la loro eleganza e sinuosità.

La percorriamo, a sinistra la Francia, a destra l’Italia. Dopo la neve, sfasciumi e roccette, ed una traccia di sentiero. Un roccione, e poi ecco la vetta vicinissima. Proseguo, coi ramponi sulle rocce, quando un rumore di ghiaia che cade, vicino, mi spaventa… è una marmotta, gigante, che prendeva il sole sulla vetta ed al nostro arrivo si è terrorizzata ed è fuggita imbucandosi tra le rocce sotto la cima. Assurdo, quassù a quasi 3400 m…mai visto una marmotta così in alto. Dopo la volpe che io e Misty avvistammo sul ghiacciaio del Trajo a 3500 metri lo scorso agosto, ora questo… la natura non finisce mai di stupire.

Pochi metri arrampicando sulle rocce coi ramponi ed eccoci alla croce di vetta del Monte Niblè 3365 m, sono le 9.30. Berg-heil!

Sono stanco ma abbastanza in forma, l’amico Romano l’è cöit… Che panorama! Sulle alpi Francesi, sul Rocciamelone che emerge tra le nebbie, sul lontano Monviso… i cumuli sono sempre più grandi, ed ora anche sul versante francese è un fiorire di nubi. In lontananza, verso la pianura cuneese, un’incudine spettacolare si staglia contro il cielo. Fa caldo, caldissimo, e la nostra sosta in vetta è abbastanza lunga. Abbandoniamo l’idea della traversata alla Punta Ferrand. La via di cresta non pare molto semplice, per via della qualità della roccia (pessima), e poi il tempo pare peggiorare rapidamente e Romano ne ha già abbastanza… si potrebbe scendere e traversare alla base del Niblè sul ghiacciaio, però la neve è già molle e non abbiamo nessuna voglia di farci un mazzo…la Ferrand da lì non scappa, il posto è bello e farà piacere tornarci in seguito.

Quindi scendiamo, prima le roccette, poi il ghiacciaio. Il sole intanto va via dietro cumuli sempre più imponenti, poi ritorna, poi sparisce di nuovo..quando arriviamo alla fine della neve troviamo l’amico Alex con altri tre soci, saliti in giornata. Lascio loro la nostra corda, per ogni evenienza. Due chiacchiere poi ci salutiamo e scendiamo al bivacco, in parte nella nebbia, mentre numerose cordate di un corso CAI si apprestano alla salita. Arriviamo al colle alle 11, ci riposiamo e concediamo uno spuntino. Approfittiamo del sole per riposare un po’, poi decidiamo di scendere a valle, visto che il cielo si è nuovamente chiuso.

La discesa del canale innevato richiede qualche attenzione, preferisco scenderlo con la piccozza. E faccio bene, perché verso la fine del canale stesso, appena finito di pensare “certo che ci va niente a scivolare qui” che mi parte il piede destro e finisco col culo per terra…ma l’esperienza vuol dire, mi giro di riflesso “come un gatto” e pianto la picca nella neve…anche se è molle mi fermo subito. Santa Piccozza! :-P

Riprendo la discesa mettendoci più attenzione, fuori dal nevaio ci riuniamo, e mi rimetto in abiti estivi.. il sole va e viene, fa caldo. Scendiamo quindi, con un bel tratto in mezzo alla nebbia, tra i fiori e le marmotte che fischiano, più scendiamo e più fa caldo.. siamo nel fondovalle ormai, e decidiamo di fermarci al rifugio Levi-Molinari per una birra.

In pochi minuti siamo all’auto, e la via verso casa non è lunga. Bel week-end d’emozioni d’alta quota, quindi, finalmente! Era da metà ottobre che non passavo una notte in quota, ed è una cosa che ha sempre il suo fascino, così come lo “sferragliare” dell’alpinismo. Ancor più bello se, come questa e tante altre volte, parti dal fondovalle carico di colori ed odori estivi, e pian piano, solo con le tue forze, sali fin lassù, alle alte quote, sfiorati dalle nubi, tra roccia, cielo e neve, dove ancora si respira aria d’inverno.

Alla prossima!


Album foto: www.roby4061.it/photobook/nible.htm

4 commenti:

  1. Complimenti Roby!


    Foto stupende come sempre ;)

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  2. bella gita e bella narrazione...

    anch'io avevo visto il niblè dal vallonetto e... faceva la sua bella figura!

    come dicevo nel commento all'altro post, quando guardavi verso il rocciamelone, quasi mi vedevi, sotto le nebbie...

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  3. grazie!


    eri in alpeggio?


    :-)

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  4. Non vedo l'ora di poter passare a trovarti su quelle splendide montagne!!

    Bru

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