13 agosto – Sarajevo – Republika Srpska – Dubrovnik
Alle quattro di mattina circa vengo svegliato dal canto di un muezzin…molto suggestivo, è il segnale dell’inizio delle ore di digiuno del Ramadan. Lì per lì non realizzo, capirò una volta sveglio che era un canto arabo quello che avevo sentito qualche ora prima nella notte.
Alle 7 ci alziamo, siamo pronti per una buona colazione, quindi lasciamo l’hotel. Scendiamo nuovamente in città, parcheggiando l’auto nei pressi del palazzo del Parlamento della Bosnia-Herzegovina, completamente ristrutturato (indelebile l’immagine dell’edificio in fiamme nell’aprile 1992 dopo la dichiarazione d’indipendenza) e ci dirigiamo verso il centro. Ripartiamo poi per la zona collinare, dove sorge il Kosèvo, lo stadio olimpico, che è tornato ad essere adibito a luogo di intrattenimento. Su una collina poco lontana, sorge il cimitero della città, diviso in settori (musulmano, cristiano cattolico, cristiano ortodosso, ebraico). Nei pressi dello stadio invece sorge un cimitero come tanti se ne trovano nei territori dell’ex-Jugoslavia. Le date parlano chiaro.. 92, 93 sono le date più frequenti. E a guardare le date di nascita (70/78 la maggior parte) si capisce il perché di una cosa che avevamo notato. A Sarajevo ho avuto l’impressione che manchi una generazione, la nostra. Risulta evidente anche passeggiando per le vie della città. Evidentemente ingoiata tra le fauci di una fottuta guerra, è una cosa abbastanza impressionante. E impressionante e deludente è constatare che l’uomo continua a non capire un cazzo (basta guardare un tg qualsiasi). Amarezza.
Mi raccolgo in un ideale silenzio e rispetto verso questi tutti questi morti, poi decidiamo che è meglio andare. Lascio Sarajevo comunque con una bella sensazione, quella che dà l’atmosfera di una città multiculturale che, dopo aver sofferto tanto, rinasce e si risolleva dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice, senza dimenticare però ciò che è stato, perché serva come monito a mantenere viva la memoria, perché mai più accada.
Ripartiamo alla volta di Ilidža, per poi seguire le indicazioni per Srbnjie. Lasciamo così Sarajevo, percorrendo la valle della Bistrica, molto selvaggia e verde. Molti boschi e foreste, villaggi, case abbandonate crivellate di colpi. E’ decisamente una zona poco turistica. Entriamo presto nella Republika Srpska (la repubblica dei Serbo-bosniaci.. quella di Karadzič e Mladič per intenderci), e cambia il clima.. da quello ospitale della Bosnia, qui l’aria che si respira è più “pesante”. I cartelli sono tutti in doppia lingua (bosniaco e cirillico), e molto spesso le bandiere serbe ricordano quanto siano nazionalisti da queste parti (in Croazia ho notato la stessa cosa..la bandiera è ovunque). Tuttavia ci fermiamo a mangiare in una trattoria lungo la strada (solito agnello..e birra SERBA, per rimanere in tema nazionalistico), tuttavia il personale è molto gentile.
Ripartiamo, per questa suggestiva strada tra le montagne, col fondo non sempre dei migliori. Passiamo a fianco al Monumento ai caduti di Sudjieska, carattestico ed inconfondibile memoriale di guerra di stampo sovietico. Infatti fu fatto costruire da Tito per commemorare gli oltre 3000 partigiani caduti nella guerra contro le forze dell’Asse.
Ci fermiamo a fare il pieno nell’unica pompa di benzina in cento km, per poi proseguire verso Gacko. Lo raggiungiamo per una strada infame, tutta curve in mezzo ai boschi prima, e per rocce aride dopo, con pecore, capre e mucche che pascolano invadendo la strada. Paesaggio decisamente agreste e fermo a qualche decina di anni fa. Gacko è situato all’estremità di un immenso pianoro,a quota 1000 metri, dove fa un caldo terribile (31°). C’è un paesaggio semi lunare, e la centrale termoelettrica (a carbone) da il tocco direi da grande pianura russa.
La polizia ci coglie in fallo..59.9 km/h contro un limite di 40, e ci fa paletta. Sull’auto la scritta è in cirillico, ma la multa è ridicola (per noi occidentali), cioè 23 euri. Il bello è che avevo appena detto a chi guidava di rallentare.. beh poteva andarci peggio, essendo tra i serbi.. sbagliamo pure strada e dobbiamo tornare indietro ripassando davanti alla polizia, percorrendo poi questo immenso altipiano, e tornando tra i boschi. Passiamo per Bileća ed il suo splendido lago. Non c’è che dire, paesaggisticamente queste zone sono molto belle. Giunti a Trebnjie le indicazioni sui cartelli stradali sono soltanto più in cirillico, e devo cercare di tradurli, con ciò che ricordo dell’alfabeto russo.. evitiamo di perderci, ritrovando poi finalmente le indicazioni per Dubrovnik. Superiamo senza problemi la frontiera tra Republika Srpska/Bosnia-Herzegovina e siamo di nuovo in Croazia.
Foto Sarajevo parte seconda: http://www.roby4061.it/2005/photobook/2010/sarajevo_2.htm
Foto Republika Srpska: http://www.roby4061.it/2005/photobook/2010/srpska.htm
Fine parte terza.
Bello questo reportage sulle atmosfere di divisione/unione/mescolanza di queste terre turbolente. Da qualche parte si trovano ancora i "racconti di Sarajevo" di Ivo Andric. Raccomandati per cercare di capire qualcosa in un rebus intricato.
RispondiEliminaGP
RispondiEliminagrazie
interessante, titolo segnato.. su una lista di altri 5-6 libri da procurarmi sulla ex-jugoslavia