Dopo una lunga pausa dall’alta montagna, e dopo le rigeneranti vacanze, ritorno a fare qualcosa di decente in quota.
La scelta cade sull’Allalinhorn, ma non dalla troppo affollata e breve via normale, bensì dalla bella e poco impegnativa cresta est, la Hohlaubgrat.
Dopo la serata di venerdì esageratamente alcolica, il sabato mattina io ed il socio Gp partiamo dal Canavese con comodo, e in poco più di 4 ore siamo a Saas Fee. Solito, famigliare parcheggio, evitiamo la salita a piedi (scopro poi che c’è un percorso che evita le zone delle piste, facendo il giro da Plattjen) con la funivia del Felskinn che comodamente ci porta a quota 2990. Da qui, per facile percorso prima su nevai e poi su immonde pietraie, raggiungiamo la Britanniahutte.
Veniamo “rapiti” dagli occhi azzurri della camerierina “Heidi” (soprannome che le abbiamo dato noi) quando chiediamo una birretta, che consumiamo fuori al sole, osservando lo Stralhorn ed il Rimpifshorn. Prima di cena c’è tempo di un pisolo.
A tavola notiamo che siamo gli unici due italiani di tutto il rifugio, poco male. Solita cena svizzera, ma non malvagia, acqua a volontà visto che me la sono portata da casa, ricordando i prezzi stellari dei rifugi svizzeri in merito. Dopo una notte relativamente tranquilla, sveglia l’indomani alle 4.30. Colazione, sempre a fatica, ed alle 5 siam pronti a partire. E’ buio pesto, le giornate si sono decisamente accorciate.
Alla luce delle frontali scendiamo per sentiero sulle morene, al buio è laborioso trovare la traccia, ma aiutandoci anche con le luci di chi precede, arriviamo al ghiacciaio, e sono già sudato come una capra. Ci leghiamo e partiamo. Il ghiacciaio è adesso scoperto da neve, non c’è traccia e mi oriento con le frontali di chi è avanti di 200 metri. Tra 3100 e 3200 c’è una zona assai tormentata, parzialmente innevata di fresco, con ponti di neve più o meno invitanti. La traccia ora è visibile, ma appare e scompare. Con qualche zig-zag superiamo questo che è il tratto più crepacciato della salita, puntando ad una traccia ben visibile, ma che poi scopro essere quella della “scorciatoia” di chi fa la Hohlaubgrat in giornata.
La traccia per percorrere il classico percorso di cresta è più a sinistra, per cui, con molta attenzione, noi ed altre cordate attraversiamo un bel lenzuolo completamente bianco e senza tracce per andarla a riprendere.. ora siamo sul giusto. La pendenza aumenta e siamo al colletto 3470 m dove comincia la Hohlaubgrat vera e propria. Tratti di sfasciumi precedono dossi di neve, e la cresta si fa via via più estetica. Dai 3700, dopo un ennesimo dosso ed una discesina, inizia la parte più impegnativa. Le rampe sono ripide, affiora anche del ghiaccio vivo, ma ci sono buone peste e facendo attenzione si sale bene.
La cresta si fa più affilata, ogni tanto c’è la terminale che infidamente appare e scompare, e così arriviamo alla base della breve fascia di roccia, la parte tecnicamente più impegnativa della salita. C’è un po’ di intasamento, nel mentre il sole si è nascosto dietro spesse velature, ma nell’attesa passano e ci scalda di nuovo. Davanti a noi ci sono due crucchi un po’ imbranati che ci impiegano parecchio tempo a superare la fascia rocciosa, poi tocca a noi.
Vado avanti io, assicurato dal socio, il primo passaggio è quello più impegnativo, di III-, ma una corda a mò di mancorrente aiuta nella spaccata. Mi piace sempre arrampicare coi ramponi su questi gradi facili, gli spit sono comodi per assicurarsi e rinviare mentre salgo. Arrivo al fittone di sosta, mi auto assicuro e recupero Gp. Quando mi raggiunge parto per il secondo tiro, questa volta di misto, e riprendo in mano la piccozza. Al secondo spit mi fermo perché ho finito la corda, e recupero di nuovo il socio. Ormai siamo fuori. Un ultimo passaggio di roccia e siamo sulla calotta sommitale. Pochi minuti di cresta orizzontale, mentre mi vien la pelle d’oca per il ritorno a quota 4000 e siamo in vetta!
Ovviamente è affollata di gente proveniente dalla normale, ma vien il turno di toccare la croce di vetta. Restiamo in cima una mezzoretta, ammirando il panorama spettacolare, poi è ora di scendere. La discesa per la normale è facile e senza pericoli, a parte l’attraversamento di un seracco/crepaccio poco prima di raggiungere le piste. Anzi, è più facile essere “investiti” da torme di sciatori impazziti.. in 50 minuti dalla vetta siamo già alla stazione del Metro Alpin. Ci sleghiamo e togliamo un po’ di indumenti, visto che sto crepando dal caldo, e saliamo “in carrozza”.
Velocemente siamo di nuovo al Felskinn, e da qui giù a Saas Fee. Raggiunto il parcheggio e cambiatici, poco dopo le 13 siamo seduti all’esterno di una vineria per un bel piatto di “kartoffensalad e arrosto di maiale”, accompagnati da un bicchiere di vino bianco fresco fresco, mentre in paese “impazza” una festa tradizionale e lassù, l’Allalinhorn, saluta il mio ritorno all’alpinismo.
Album fotografico: http://www.roby4061.it/2005/photobook/2010/allalinhorn.htm
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