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venerdì 7 settembre 2007

Una salita alla Punta Rossa della Grivola..

un primo raccontino delle lunghe ed emozionanti vacanze di quest'anno..


vado a cominciare da questa escursione di due giorni, che ha riservato ancora una volta l'emozione di un'alba indimenticabile in alta montagna.


13 e 14.08.2007 – Punta Rossa della Grivola

E rieccomi su questa cima per la quinta volta… c’è chi dice che “la ripetizione è la morte dell’alpinismo”, ma io non la penso così.. ci sono montagne che ti entrano nel cuore, che ti piacciono particolarmente, alle quali hai legati ricordi indimenticabili, e che ti fa piacere tornare a trovarle come si fa con un vecchio amico…
E così partiamo lunedì mattina da Cogne, sotto il peso di zaini stracarichi.. ci portiamo dietro anche la piccozza e i ramponi, perché il sabato, da Gimillan la cresta ci è parsa innevata.

Il pezzo nel bosco è come sempre ripido e faticosissimo (rampa-rampa!!!), ma la fatica è mitigata dalla frescura e dallo splendido ambiente che ci circonda. Sosta spuntino (papaya!!) all’Alpe Les Ors, quindi ripartiamo alla volta del casotto P.N.G.P. del Pousset. Qui vediamo che la neve presente ancora sabato praticamente non c’è più, e quindi ci rendiamo conto che stiam portando su del peso inutile… vabbè… allenamento!! Il tempo purtroppo cambia, e nuvolosi coprono il cielo, ma almeno non patiamo tanto il caldo. Non c’è praticamente nessuno un giro, a parte una famiglia di crucchi con un bambino rompic… che continua a urlettare… ci fermiamo a pranzare all’Alpe Pousset Superiore, 2529 m, e poi riprendiamo il cammino mentre cade qualche goccia.. in lontananza si vedono stambecchi e camosci, e presto rimaniamo soli nel vallone, silenzioso e livido a causa della copertura del cielo.

L’ultimo tratto prima del colle del Pousset è come prevedevo massacrante, anche per via degli sfasciumi, ma alla fine arriviamo al colle ed al bivacco Gratton alle 15.15. E’ sempre un posto meraviglioso, su questa distesa di sassi a 3200 m.

Finalmente relax, e per prima cosa vado a cercare sul libro di vetta i miei precedenti “passaggi”, in particolare quelli del 1999 e del 2000, quando venni qui col mio papi… che bei ricordi…
Il pomeriggio scorre così, nel silenzio e nella pace del luogo, circondati da “ciò che qualcuno chiama nulla ma che per noi è tutto”, fino a cena, chiusi nel bivacchetto a lume di candela. Dopo cena pare si apra, qualche raggio di sole annuncia il tramonto, ma poi ahimè si richiude, contrariamente alle previsioni, e si mette a piovere e nevischiare. Alle 21.30 ci ritiriamo in branda, io al solito posto vicino alla mia finestrella aperta sulla Grivola. La notte si dorme bene, nonostante un “bah” lanciato nel sonno da Rita nel cuore della notte.. All’una di notte c’è una stellata fantastica e sono ottimista per l’indomani, ma alle 4 piove di nuovo e c’è nebbia, e non riesco più a dormire. Alle 6 suona la sveglia, ma non ci alziamo, visto che tanto è ancora coperto e nebbioso.Poi finalmente alle 7 comincia ad aprirsi, ed assistiamo ad un’alba indimenticabile. Il sole sorge da un banco di altostrati, dietro la Tersiva, e inonda di luce la valle, sommersa da un ribollire di nubi bianche, che si infrangono e si sfilacciano come onde sulle creste, impigliandosi tra le vette, e accavallandosi le une alle altre… Da restare senza fiato. Di albe in montagna ne ho viste a decine, ma ogni vlta l’emozione è unica, la sensazione di essere sfiorati dal primo raggio di sole che inonda di calore e di vita le valli e le creste, è sempre fantastica, e ogni volta meravigliosamente diversa…

E mi viene in mente la citazione di Rigoni Stern che alcuni di noi conoscono assai bene..

“Io domando tante volte alla gente: avete mai assi*stito ad un'alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. E' uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall'uomo vi può dare, questo spettacolo della natura. Ad un certo momento, prima che il sole esca dall'orizzonte, c'è un fremito. Non è l'aria che si è mossa, è un qualche cosa che fa fremere l'erba, che fa fre*mere le fronde se ci sono alberi intorno, l'aria stessa, ed è un brivido che percorre anche la tua pelle. E per conto mio è proprio il brivido della creazione che il sole ci porta ogni mattina.”

Con questi pensieri nella testa, dopo colazione partiamo, abbandonando questo luogo di solitudine alla volta della Punta Rossa. Risalire la caotica pietraia è come al solito laborioso, nonché faticoso, ma con qualche imprecazione e qualche “zio chen” ne usciamo fuori, sulla spalla della nostra montagna. Nel silenzio rotto solo dai nostri passi sugli sfasciumi, saliamo fino a 3430 m circa, dove lasciamo qualche kg di materiale inutile.. ripartiamo con calma, più leggeri, e ci alziamo di quota, fino ad arrivare nei pressi della cresta, col terreno gelato e spolverato di neve. C’è una buona traccia, ma in un punto un po’ balordo,a 3530 m, preferisco legare Rita, e così posso poi recuperarla facendole un minimo di sicurezza. Il resto della salita è più semplice, a parte qualche tratto in cui bisogna fare attenzione per via del terreno gelato, e finalmente usciamo su terreno facile, e sulla vetta… Sono molto contento anche per Rita che non è mai stata così in alto, non avevo dubitato un secondo che ce l’avrebbe fatta senza problemi!! Ci godiamo la vetta in solitudine per un po’, ammirando il panorama immenso e i gioghi di luce creati dalle nubi in movimento, e gustandoci il silenzio _ enjoy the silence! -. Poi arrivano dei francesi rompic… e maleducati, che manco salutano quando lasciamo la vetta..A malincuore lasciamo la vetta, sempre legati, e torniamo dove avevamo lasciato il materiale. Rifatto lo zaino il peso è di nuovo tosto, e scendiamo tra qualche nebbia al colle della Rossa, con panoramico sentiero su sfasciumi e ancora sfasciumi… Pranziamo al colle, con breve puntatina alla vicinissima Cresta del Lauson 3208 m, poi ci abbassiamo nel vallone del Lauson, tra gli stambecchi e la “civiltà”… infatti qui comincia ad esserci più gente. Purtroppo la luce è bruttissima per via delle nuvole, e così questo posto perde un po’ di bellezza.. Passiamo al famoso rifugio Vittorio Sella, quindi è l’eterna strada di caccia, ed arriviamo al campeggio di Valnontey disfatti… Ma ci meritiamo una Hofbrau bella fresca, quindi da turistelli in ciabatte col bus ritorniamo a prendere l’auto a Cogne. La sera festeggeremo con una bella cena valdostana questa fantastica gita. Il vallone del Pousset e quei posti lassù hanno qualcosa di magico, non mi stancherò mai e poi mai di tornarci, una parte del mio cuore abita ormai lì da quasi dieci anni..


Le foto qui: http://www.roby4061.it/photobook/puntarossa.htm


 




 

4 commenti:

  1. Complimenti per il racconto... e grazie per la citazione di rigoni stern

    un saluto a Gnè

    Gp

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  2. enjoy the silence!

    bellissime le foto.

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  3. ciao Rob,

    bellissime descrizioni (mi sembrava di esserci) e fantastiche foto!

    Mi sono permessa di comunicare il link del tuo photobook a mio zio, l'autore della Madonnina della vetta, a cui farà sicuramente piacere sapere che è ancora integra e là presente!


    Un saluto e grazie.

    Anche io ci vorrei tornare lassù.

    Prima o poi lo farò!


    MC


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  4. Bravo Roberto. Anch'io non penso che la "ripetizione è la morte dell'alpinismo", e mi piace talvolta tornare su vette già salite, per motivi diversi, ma sempre intimamente personali... Grazie per le belle foto, come sempre. (Max)

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