siccome sarò via questo fine settimana, e domenica sarà il 26° anniversario, anticipo ad oggi un post su mio zio....
non l'ho mai conosciuto, essendo stato ucciso nel 1981.... ma da quanto ho letto e mi è stato raccontato da papà e dagli zii, mi sarebbe piaciuto, doveva essere una persona straordinaria.
riporto qui la storia tratta dal sito dei Frati Francescani Minori del veneto...
Il 23 luglio 1929, in una famiglia di poveri contadini di Lapio (Arcugnano, Vicenza), nascevano due gemelli: Marcello e Daniele, figli di Angelo Maruzzo e di Augusta Rappo.
Marcello frequentò la scuola elementare del suo paese dove ebbe i primi segni della sua vocazione francescana. Il 9 ottobre, assieme al fratello gemello Daniele, entrò nel collegio serafico di Chiampo. Dopo aver finito il ginnasio, vestì il saio francescano dando così inizio all’anno di noviziato, nell’isola di S. Francesco del Deserto (Burano, Venezia) il 16 agosto 1945; Marcello prese il nome di Tullio e suo fratello gemello quello di Lucio. Il 17 agosto 1946 emetteva la prima professione dei voti di povertà, obbedienza e castità. Proseguì poi i suoi studi di liceo e di teologia. Il 15 luglio 1951, nel santuario di S. Antonio in Gemona del Friuli, emise la professione solenne e il 21 giugno 1953 fu ordinato sacerdote dal cardinale patriarca di Venezia, il B. Angelo Roncalli (poi Giovanni XXIII) nella basilica della Madonna della Salute.
Dopo l’ordinazione sacerdotale fu destinato come assistente nell’orfanotrofio di S. Nicolò del Lido in Venezia, vi rimase per sette anni, stimato da tutti per la sua mitezza e pazienza.
Le cause del martirio
P. Tullio sapeva molto bene che non era possibile affrontare quelle persone, bisognava trovare una via efficace per difendere i contadini: istruirli sui loro diritti e suggerire loro di organizzarsi per procedere alla legalizzazione del possesso delle loro terre; a questo scopo fece intervenire la Caritas che prestasse i suoi servizi con avvocati di fiducia. La cosa non piacque ai paramilitari che iniziarono a prendere di mira l’attività apostolica di p. Tullio; ricorsero alle minacce, alle calunnie e ad ostacolare l’attività del centro formativo per i catechisti. Si diceva che p. Tullio aveva buoni rapporti con i guerriglieri, che forniva loro generi alimentari e medicinali, ma in realtà erano quelli che la Caritas affidava a lui per distribuirli ai contadini durante le sue visite ai villaggi; si disse perfino che era “comunista” e “guerrigliero”. P. Tullio non prese neppure minimamente in considerazione le accuse calunniose. I paramilitari arrivarono ad organizzare un attentato contro la parrocchia, fecero esplodere una bomba intimidatoria davanti alla canonica e un’altra davanti al centro catechistico curato dalle suore canadesi. I superiori pensarono a cambiarlo di parrocchia. P. Tullio fu trasferito a Quiriguà, una località a 50 km di distanza da Morales, sempre in Izabal. Le minacce lo raggiunsero anche là. Questa parrocchia era più vasta di Morales perciò godeva della compagnia di un altro sacerdote anche se anziano: p. Paolino Cristofari ofm, già sua assistente quando era fratino a Chiampo. Due fatti fecero “traboccare il vaso”. In un villaggio si reclutavano i giovani per il servizio militare. Il sistema utilizzato era che i soldati dell’esercito arrivati improvvisamente nella località, correvano dietro a un giovane trovato nella via pubblica fino a prenderlo e legarlo, obbligando il mal capitato così al servizio militare. Secondo la legge dello Stato non si poteva prelevare una persona dall’interno di una casa, ma un soldato era entrato dentro di un’abitazione per prelevare un giovane che si era rifugiato, provocando la reazione dei catechisti e di altre persone che facevano presente l’illegalità dell’azione. Chi aveva istruito i contadini sui loro diritti a modo di ostacolare l’azione dell’esercito? Il rapporto dell’ufficiale dell’esercito che guidava la spedizione in quel villaggio non fu per niente tenero contro il parroco e il centro di formazione dei catechisti; in Quiriguà il centro era curato da suore nordamericane. Il secondo fatto fu un’azione di esproprio: 60 famiglie erano spogliate di tutto. P. Tullio, p. Paolino e i capifamiglia scrissero una lettera rispettosa al Presidente della repubblica, chiedendo il suo interessamento per risolvere in forma giusta la situazione. Non pochi dei contadini firmatari avevano messo la croce perché analfabeti. Questi due fatti fecero sì che le alte autorità militari prendessero la decisione di uccidere p. Tullio, considerato un elemento scomodo per i loro interessi personali.
Dopo una faticosa giornata trascorsa tra i villaggi delle montagne, il 1° di luglio 1981, dopo aver cenato di corsa, p. Tullio si recò all’ultreya (parola utilizzata dai membri dei Cursillos di Cristiandad per denominare le loro riunioni settimanali)di Los Amates ; finita la riunione decise di accompagnare due cursillistas a la loro casa, distante una diecina di chilometri dal centro, erano passate le 9:00 di sera. Luis Obdulio Arroyo era un giovane terziario francescano, cursillista e catechista che non si separava dal padre, in questo caso aveva deciso di fare l’autista del mezzo utilizzato. Di ritorno, superati due chilometri dalle rovine dei Mayas che dà il nome alla località, i paramilitari avevano preparato un’imboscata: dopo aver fermato il mezzo, fecero scendere p. Tullio e Luis Obdulio e li crivellarono sul posto. P. Tullio e il suo catechista, per essere fedeli al loro ministero apostolico sacerdotale e alla dottrina sociale della Chiesa, cadevano vittime dell’ingiustizia e per difendere i poveri contadini. P. Tullio venne subito riconosciuto dai suoi parrocchiani come ‘martire’ e ‘santo’ e tale è venerato dalla gente fino ad oggi. Il ricordo e la preghiera è sommessa, dato il pericolo rappresentato dagli assassini ancora liberi e protetti dalle autorità militari.
non l'ho mai conosciuto, essendo stato ucciso nel 1981.... ma da quanto ho letto e mi è stato raccontato da papà e dagli zii, mi sarebbe piaciuto, doveva essere una persona straordinaria.
riporto qui la storia tratta dal sito dei Frati Francescani Minori del veneto...
Il 23 luglio 1929, in una famiglia di poveri contadini di Lapio (Arcugnano, Vicenza), nascevano due gemelli: Marcello e Daniele, figli di Angelo Maruzzo e di Augusta Rappo.
Marcello frequentò la scuola elementare del suo paese dove ebbe i primi segni della sua vocazione francescana. Il 9 ottobre, assieme al fratello gemello Daniele, entrò nel collegio serafico di Chiampo. Dopo aver finito il ginnasio, vestì il saio francescano dando così inizio all’anno di noviziato, nell’isola di S. Francesco del Deserto (Burano, Venezia) il 16 agosto 1945; Marcello prese il nome di Tullio e suo fratello gemello quello di Lucio. Il 17 agosto 1946 emetteva la prima professione dei voti di povertà, obbedienza e castità. Proseguì poi i suoi studi di liceo e di teologia. Il 15 luglio 1951, nel santuario di S. Antonio in Gemona del Friuli, emise la professione solenne e il 21 giugno 1953 fu ordinato sacerdote dal cardinale patriarca di Venezia, il B. Angelo Roncalli (poi Giovanni XXIII) nella basilica della Madonna della Salute.
Dopo l’ordinazione sacerdotale fu destinato come assistente nell’orfanotrofio di S. Nicolò del Lido in Venezia, vi rimase per sette anni, stimato da tutti per la sua mitezza e pazienza.
Il fratello gemello p. Lucio, subito dopo l’ordinazione sacerdotale, era partito come missionario francescano in Guatemala (Centro America). P. Tullio maturò la sua vocazione missionaria e decise di chiedere i permessi ai suoi superiori per partire anche lui. Il 16 dicembre 1960 prese l’aereo e fu destinato quasi subito dopo il suo arrivo alla parrocchia di Cristo Re, in Puerto Barrios, capoluogo del departamento (parola utilizzata in quella zona per denominare una provincia civile) d’Izabal, Terra di emigrazione che bisognava strappare la terra da coltivare alla foresta tropicale, bisognava impiantare tutto per sviluppare una chiesa nascente formata da gente che proveniva dai diversi punti della repubblica centroamericana. Fu cappellano della grande parrocchia centrale, incaricato della catechesi nelle scuole pubbliche e dell’assistenza agli ammalati nell’ospedale. In questa parrocchia ebbe il suo primo incontro con i Cursillos de Cristiandad, ai quali rimase legato fino alla morte. Il 26 gennaio 1963 s’istituì la parrocchia di Fatima in Entrarios-Abacà, p. Tullio fu nominato primo parroco. La popolazione affaticava ad amalgamarsi, più ancora: l’assenza quasi assoluta del potere dello Stato portava a risolvere le questioni sorte tra le persone e le famiglie per conto proprio ricorrendo facilmente alla violenza; la vendetta, l’omicidio, il furto e la disgregazione dei nuclei familiari erano frequenti. Per guadagnarsi il pane quotidiano p. Tullio organizzò un piccolo e rudimentale cinema parrocchiale. Il 28 febbraio 1968 venne istituita la nuova parrocchia di S. Giuseppe in Morales e affidata a p. Tullio. Si dovette partire dal nulla, costruire la casa parrocchiale, la chiesa e un centro per la formazione dei catechisti. La parrocchia era molto più vasta di quella di Entrerios-Abacà; il nuovo amministratore apostolico, mons. Gerardo Flores, puntò sulla formazione dei catechisti denominati in quella zona Delegados de la Palabra. P. Tullio si dedicò in pieno in questo lavoro pastorale coadiuvato da quattro suore canadesi. Negli anni sessanta e settanta la zona d’Izabal era poco popolata, dominata da foresta tropicale; fece nascere la cupidigia di non poche persone in cerca di terra d’appropriarsi. La legge dello Stato diceva che se un terreno senza proprietario veniva occupato da una persona, dopo 12 anni ininterrotti, la proprietà passava all’occupante. La maggior parte dei contadini emigranti erano analfabeti che non conoscevano né le leggi né i loro diritti. La parrocchia di Morales, esposta a continue emigrazioni, vedeva con facilità sorgevano nuovi villaggi , piccoli, sparsi in mezzo alla foresta, molto distanti uno dall’altro. P. Tullio visitava tutti i villaggi una, due, e anche tre volte all’anno, usando mezzi di fortuna: a piedi, a cavallo soprattutto, qualche volta anche la barca. Pochi erano raggiungibili con il mezzo motorizzato. Bisognava preparare un buon gruppo di catechisti per ogni villaggio, capaci di lavorassero insieme, per questo occorreva organizzare corsi di alfabetizzazione, di formazione umana e religiosa, che permettesse ai catechisti migliorare la loro povertà e insegnare agli altri nelle loro comunità.
La situazione
Persone senza scrupoli, specie ligie all’esercito e al governo di turno, misero gli occhi sulle terre già bonificate ma che gli occupanti non si erano preoccupati affatto della legalizzazione della loro proprietà; si facevano dare i documenti dal governo centrale presentandosi ai contadini come i legittimi proprietari di quelle terre obbligandoli a una scelta: partire alla ricerca di nuove terre oppure passare alla loro dipendenza. In caso di opposizione o di rifiuto si faceva intervenire l’esercito per l’attuazione del decreto. Durante la visita ai villaggi, p. Tullio portava ai contadini i beni che la Caritas gli concedeva affidandoli ai catechisti per la distribuzione. P. Tullio si guadagnò subito la stima e la simpatia della povera gente del luogo a causa della sua premura apostolica, il carattere mite e pronto all’accoglienza, lo spirito di sacrificio e la carità. Puerto Barrios è l’unico porto sul mare dei Caraibi della repubblica di Guatemala, unito alla città omonima della capitale da una strada asfaltata e da una ferrovia. I gruppi dell’estrema sinistra si organizzarono in guerriglia in quelle zone, rifugiandosi nelle montagne e svolgendo azioni di disturbo al traffico di quelle uniche vie di comunicazione con il porto; buona parte del commercio con gli Stati Uniti e con l’Europa passava per Puerto Barrios. Il governo rispose organizzando i gruppi paramilitari detti comisionados, formato da ex militari che spesso risultavano essere persone senza scrupoli. Molti di questi vollero approfittare della loro posizione per appropriarsi indebitamente delle terre già bonificate che, in caso di rifiuto da parte del contadino, veniva accusato di “comunismo”, e quindi ucciso (Per attuare le loro decisioni i Comisionados si organizzavano in squadroni della morte).
La situazione
Persone senza scrupoli, specie ligie all’esercito e al governo di turno, misero gli occhi sulle terre già bonificate ma che gli occupanti non si erano preoccupati affatto della legalizzazione della loro proprietà; si facevano dare i documenti dal governo centrale presentandosi ai contadini come i legittimi proprietari di quelle terre obbligandoli a una scelta: partire alla ricerca di nuove terre oppure passare alla loro dipendenza. In caso di opposizione o di rifiuto si faceva intervenire l’esercito per l’attuazione del decreto. Durante la visita ai villaggi, p. Tullio portava ai contadini i beni che la Caritas gli concedeva affidandoli ai catechisti per la distribuzione. P. Tullio si guadagnò subito la stima e la simpatia della povera gente del luogo a causa della sua premura apostolica, il carattere mite e pronto all’accoglienza, lo spirito di sacrificio e la carità. Puerto Barrios è l’unico porto sul mare dei Caraibi della repubblica di Guatemala, unito alla città omonima della capitale da una strada asfaltata e da una ferrovia. I gruppi dell’estrema sinistra si organizzarono in guerriglia in quelle zone, rifugiandosi nelle montagne e svolgendo azioni di disturbo al traffico di quelle uniche vie di comunicazione con il porto; buona parte del commercio con gli Stati Uniti e con l’Europa passava per Puerto Barrios. Il governo rispose organizzando i gruppi paramilitari detti comisionados, formato da ex militari che spesso risultavano essere persone senza scrupoli. Molti di questi vollero approfittare della loro posizione per appropriarsi indebitamente delle terre già bonificate che, in caso di rifiuto da parte del contadino, veniva accusato di “comunismo”, e quindi ucciso (Per attuare le loro decisioni i Comisionados si organizzavano in squadroni della morte).
Le cause del martirio
P. Tullio sapeva molto bene che non era possibile affrontare quelle persone, bisognava trovare una via efficace per difendere i contadini: istruirli sui loro diritti e suggerire loro di organizzarsi per procedere alla legalizzazione del possesso delle loro terre; a questo scopo fece intervenire la Caritas che prestasse i suoi servizi con avvocati di fiducia. La cosa non piacque ai paramilitari che iniziarono a prendere di mira l’attività apostolica di p. Tullio; ricorsero alle minacce, alle calunnie e ad ostacolare l’attività del centro formativo per i catechisti. Si diceva che p. Tullio aveva buoni rapporti con i guerriglieri, che forniva loro generi alimentari e medicinali, ma in realtà erano quelli che la Caritas affidava a lui per distribuirli ai contadini durante le sue visite ai villaggi; si disse perfino che era “comunista” e “guerrigliero”. P. Tullio non prese neppure minimamente in considerazione le accuse calunniose. I paramilitari arrivarono ad organizzare un attentato contro la parrocchia, fecero esplodere una bomba intimidatoria davanti alla canonica e un’altra davanti al centro catechistico curato dalle suore canadesi. I superiori pensarono a cambiarlo di parrocchia. P. Tullio fu trasferito a Quiriguà, una località a 50 km di distanza da Morales, sempre in Izabal. Le minacce lo raggiunsero anche là. Questa parrocchia era più vasta di Morales perciò godeva della compagnia di un altro sacerdote anche se anziano: p. Paolino Cristofari ofm, già sua assistente quando era fratino a Chiampo. Due fatti fecero “traboccare il vaso”. In un villaggio si reclutavano i giovani per il servizio militare. Il sistema utilizzato era che i soldati dell’esercito arrivati improvvisamente nella località, correvano dietro a un giovane trovato nella via pubblica fino a prenderlo e legarlo, obbligando il mal capitato così al servizio militare. Secondo la legge dello Stato non si poteva prelevare una persona dall’interno di una casa, ma un soldato era entrato dentro di un’abitazione per prelevare un giovane che si era rifugiato, provocando la reazione dei catechisti e di altre persone che facevano presente l’illegalità dell’azione. Chi aveva istruito i contadini sui loro diritti a modo di ostacolare l’azione dell’esercito? Il rapporto dell’ufficiale dell’esercito che guidava la spedizione in quel villaggio non fu per niente tenero contro il parroco e il centro di formazione dei catechisti; in Quiriguà il centro era curato da suore nordamericane. Il secondo fatto fu un’azione di esproprio: 60 famiglie erano spogliate di tutto. P. Tullio, p. Paolino e i capifamiglia scrissero una lettera rispettosa al Presidente della repubblica, chiedendo il suo interessamento per risolvere in forma giusta la situazione. Non pochi dei contadini firmatari avevano messo la croce perché analfabeti. Questi due fatti fecero sì che le alte autorità militari prendessero la decisione di uccidere p. Tullio, considerato un elemento scomodo per i loro interessi personali.
Il martirio
Dopo una faticosa giornata trascorsa tra i villaggi delle montagne, il 1° di luglio 1981, dopo aver cenato di corsa, p. Tullio si recò all’ultreya (parola utilizzata dai membri dei Cursillos di Cristiandad per denominare le loro riunioni settimanali)di Los Amates ; finita la riunione decise di accompagnare due cursillistas a la loro casa, distante una diecina di chilometri dal centro, erano passate le 9:00 di sera. Luis Obdulio Arroyo era un giovane terziario francescano, cursillista e catechista che non si separava dal padre, in questo caso aveva deciso di fare l’autista del mezzo utilizzato. Di ritorno, superati due chilometri dalle rovine dei Mayas che dà il nome alla località, i paramilitari avevano preparato un’imboscata: dopo aver fermato il mezzo, fecero scendere p. Tullio e Luis Obdulio e li crivellarono sul posto. P. Tullio e il suo catechista, per essere fedeli al loro ministero apostolico sacerdotale e alla dottrina sociale della Chiesa, cadevano vittime dell’ingiustizia e per difendere i poveri contadini. P. Tullio venne subito riconosciuto dai suoi parrocchiani come ‘martire’ e ‘santo’ e tale è venerato dalla gente fino ad oggi. Il ricordo e la preghiera è sommessa, dato il pericolo rappresentato dagli assassini ancora liberi e protetti dalle autorità militari.
Premetto che devo ancora leggere 'sto papiro, ma visto che di tuo zion me ne hai già parlato, mi permetto di dire che uomini come questi meritano di essere chiamati uomini di Dio (o chiamatelo come volete), altro che vesti dorate e cattedrali sontuose.
RispondiEliminaMisty
grazie misty.
RispondiEliminaRoby mi inchino. Persone di un tale coraggio, forza, determinazione, e così vicine alle persone più umili e deboli, quelle che tutti dimenticano e della cui debolezza tutti si approfittano, persone così sono rarissime. E' un ingiustizia enorme che abbia pagato con la vita tutto il bene che ha fatto. Roby devi essere davvero orgoglioso di avere nella tua famiglia un uomo così. grazie per averlo fatto conoscere anche a noi. un bacio e buon fine settimana
RispondiEliminaHo fatto il chierichetto con padre Tullio credo nella primavera del 1980 o del 1981 alle 6 di mattina davanti a sole 3 suore.Sapevo che era un missionario e del suo assassinio ho avuto notizia da subito.L'ho sempre considerato Santo e la notizia della prossima beatificazione mi rallegra.Fabio
RispondiEliminama dai.. grazie per il contributo
RispondiEliminaDi niente la mia è una piccola cosa.Abitavo in Piemonte all'epoca in provincia di Novara.Ricordo ancora qualche parente di padre Tullio.Ora invece abito in Veneto a un km dal convento di San Pancrazio dove padre Tullio viene ricordato anche con delle fotografie.A pochi km anche da Lapio.
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