Avendo
vissuto quella realtà, conoscendo l'allevamento ed i proprietari, posso
affermare senza dubbio che l'articolo è un'accozzaglia di affermazioni
senza senso, scritto da chi non conosce nè lo sleddog nè le razze di
cani da slitta.
Innanzitutto, per quanto riguarda
le catene, il canile è in territorio francese e soggetto alle normative
di tale nazione, secondo le quali sono perfettamente in regola.
I
cani a pelo corto sono di razza Hound, incrocio tra siberian husky,
lupo alaskano e levriero, quindi un cane di razza nordica selezionato
appositamente per gare di sleddog e molto diffuso anche nei paesi del
nord. Per ovviare all'eventuale "minor resistenza al freddo" tale razza
ha un'alimentazione particolare atta a compensare la minor massa grassa
rispetto ad un siberian husky o ad un alaskan husky. Proprio in questi
giorni, in territorio francese, si è svolta un'importante gara
internazionale di sleddog. La maggior parte delle mute erano composte da
Hound.
E i cani che la compongono, così come i mushers, hanno sempre
dormito all'aperto, con qualsiasi temperatura, anche sotto i -20°, senza
alcun problema nè "blitz" da parte di "animalisti". E' questa la vita dello sleddog, è fatta di cani, neve,
gelo, freddo, vento, a volte anche fatica, che uomini e cani
condividono in pieno.
Tutti i cani
dell'allevamento sono seguiti dal punto di vista sanitario e sono tutti
nutriti a dovere, e posso confermarlo visto che l'ho fatto anche io per
due mesi, ed in pieno inverno. Quando, per essere precisi, l'unica
sofferenza visibile semmai era la mia, che sicuramente sono meno adatto a
vivere ai climi freddi rispetto ad un cane di razza nordica.
Ogni
cane ha la sua cuccia, e non è vero che hanno le catene così corte che
non arrivano al proprio riparo, perchè è premura sia dei proprietari che dei
volontari che a vario titolo danno il loro contributo, seguirli e
controllare che sia tutto a posto, dalla pulizia, effettuata più volte
al giorno e con qualsiasi clima, all'alimentazione, all'abbeveraggio.
Per
inciso, durante le giornate di tormenta, nonostante avessero le cucce
ben raggiungibili e sgombre dalla neve (cosa che ci si assicurava fosse
così, dalle due alle quattro volte al giorno, e talvolta pure di notte),
la stragrande maggioranza dei cani se ne stava tranquillamente all'aperto,
incuranti del vento, della neve, del freddo, del gelo, accucciandosi a
ciambella come madre natura ha insegnato loro a fare da secoli,
nonostante avessero la cuccia a disposizione.
Quando
leggo che tali cani sono "costretti" controvoglia a "trainare" una
slitta, prima mi viene da sorridere, e poi mi sale la certezza che
l'autore dell'articolo non ha mai visto Jenna o Styl prima di una
partenza. La loro voglia di correre è tale che è quasi impossibile
tenerli a bada. E i cani che non hanno questa possibilità quel giorno,
non si risparmiano a scene di gelosia ed invidia.
Posso assicurarlo poichè l'ho visto coi miei occhi, e credo di avere ancora gli occhi per vedere ed una testa per ragionare.
Conosco
personalmente i proprietari dell'allevamento e so quanto amore danno ai
loro animali, quanti sacrifici economici fanno per la loro salute,
quanto soffrono quando uno dei loro piccoli amici se ne va, anche solo
per vecchiaia.
Mi chiedo se un cane da slitta, geneticamente
selezionato per resistere ai climi freddi, sia più felice di scorazzare
sulla neve e vivere in quell'ambiente, oppure "crepare" di caldo in una
città di pianura, magari in un appartamento, senza la possibilità di
fare quello che ha nel DNA, cioè correre nella neve.
Forse
questi signori non sanno che, ad esempio, quando la temperatura
dell'aria supera i 15°, i corsi di sleddog vengono annullati dai
proprietari della scuola perchè sono temperature troppo elevate per
l'attività fisica dei cani.
Forse questi signori non sanno che il
"lavoro" nello sleddog è diviso tra animali e musher, se il musher non
collabora (con grosso dispendio di fatica, credete forse che si faccia
trainare senza fare nulla?), i cani non procedono e giustamente si
fermano, voltandosi indietro con aria interrogativa. Lo sleddog è uno
sport in cui il legame tra cane e uomo è fortissimo, come del resto in
ogni caso in cui l'uomo ed il cane lavorano assieme.
Il
rispetto verso il proprio animale è la base fondamentale di questo
sport, e sia Tiziano che Roberta fanno di questo principio una ragione
di vita.
Per cui non credo ad una sola parola
di quell'articolo, perchè conosco quella realtà, conosco quei cani uno
ad uno, li ho amati per il periodo in cui ho prestato il mio contributo
lassù, e sono sicuro al 100 % che sono altrettanto, anzi, sicuramente
di più, amati dai loro proprietari.
Sono un amante
degli animali e se avessi visto delle situazioni di sofferenza me ne
sarei ben accorto, non ho mai visto niente di tutto questo, al Moncenisio ho solo
visto dei cani felici.
Roberto Maruzzo