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lunedì 3 maggio 2010

3 maggio 2003


Sono già passati sette anni.
 
Sette anni in cui ne sono successe di cose…avrei voluto raccontarti di nuove montagne, di ghiacciai, di rocce, di quattromila, di sciate che quando mi accompagnasti nelle mie prime gite sci alpinistiche mi sarei solo sognato di fare.
 
Sicuramente saresti stato felice di vedermi migliorare anno in anno, rispetto a quella prima gita del gennaio ’99 in cui cadevo ad ogni curva come un sacco di patate.
 
Magari mi avresti anche preso un po’ per pazzo e me ne avresti dette di tutti i colori se ti avessi fatto vedere la foto del canale della Becca di Gay, o magari invece ne saresti stato orgoglioso. Chissà se da quella prima gita mi avresti immaginato a fare pure l’aiuto-istruttore...
 
Chissà..
 
Chissà cosa avresti pensato del mio ritorno all’arrampicata dopo l’esperienza negativa della Ribaldone.. beh su questo, in effetti, ci avrei scommesso poco pure io…
 
Avrei voluto, in questi anni, farti vedere come è cresciuto il mio sito, che non sarebbe mai nato senza l’imprinting che mi hai dato verso il mondo delle “terre alte”.
 
Avrei voluto raccontarti di montagne desiderate e sognate da tempo, e poi salite con fatica e magari “osando” un po’ troppo. Avrei voluto descriverti l’emozione che provai, quel giorno di fine luglio 2006, quando mi affacciai sul colle di Valnontey, e vidi il ghiacciaio della Tribolazione, che percorsi con lo sguardo fino a quel campeggio un po’ spartano, ma a cui noi eravamo affezionati. E nel mentre mi rivedevo mentre camminavamo per la strada per Valmiana, luglio 1995, e ti dicevo “ho deciso, l’anno prossimo mi iscrivo al CAI”.
 
Avrei voluto raccontarti l’emozione provata quando finalmente raggiunsi la Madonnina del Gran Paradiso, l’unico quattromila che salisti pure tu.
 
Avrei voluto farti conoscere le persone entrate nella mia vita in questi anni, sia delle molte che ci sono ancora, sia di quelle che han preso altre strade.
 
Avrei voluto farti conoscere i miei amici di montagna, i miei “soci” di sciate, ascensioni, arrampicate, semplici passeggiate. Sicuramente ti sarebbero piaciuti e saresti andato d’accordissimo con loro, e saresti stato felice nel vedermi “girare per montagne” con un così bel gruppo di compagni e compagne. Del resto, come hai avuto anche modo di imparare tu negli anni sessanta e settanta, la montagna crea profondi legami d’amicizia e fiducia che durano una vita intera.
 
So per certo che in questi anni mi hai seguito lo stesso, e tutto quel che mi è successo non è necessario che te lo racconti, perché in fondo sei sempre stato e continuerai ad essere qui. Ma so anche che non è la stessa cosa, purtroppo. Sei stato pur sempre un punto di riferimento che è venuto a mancare, ed un punto di riferimento come un padre, è e rimane unico e insostituibile.
 
E’ vero che non si è eterni e tutti, prima o poi, ce ne dobbiamo andare, ma avrei sperato di poter ancora parlare “a voce” con te per molti e molti anni, di poterti raccontare queste cose “dal vivo”.
 
Purtroppo è andata diversamente, e non potevamo certo immaginarlo, ho solo il rimpianto che la “malattia dei monti” non mi sia venuta prima, avremmo potuto condividere qualche anno in più di sentieri, rocce e nevai.
 
Ma la gratitudine per avermi trasmesso nel DNA l’amore per la montagna è e rimarrà sempre immensa. E la mamma e Luisa, mi assecondano, anche se sicuramente con qualche remora in più, nelle mie scorribande alpine, perché sanno che quello è il mio mondo.
 
Sono passati sette anni da quel caldo 3 maggio 2003, da quella mattina quando alle 8.45, lasciasti questa stanza per salire in Cielo.
 
Quel giorno “terminasti la tua salita più difficile e salisti sulla cima della montagna più alta”.
 
Ciao Pà.
 
3 maggio 2010




31 ottobre 1998, rifugio Ferreri 2200 m, vallone della Gura.

7 commenti:

  1. é il rammarico di tanti: purtroppo la vita ci è maestra, ma quando la nostra coscienza è evoluta in genere siamo troppo vecchi per poter mettere in pratica gli insegnamenti oppure le occasioni sono sfumate lasciandoci un senso di frustrazione e di tristezza. Chi crede nell'evoluzione delle anime e nella reincarnazione è fortunato: la vita vista come uno dei tanti passaggi verso la Perfezione. Comunque tuo papà è stato fortunato, pur nella disgrazia di una morte così precoce. Mi chiedo se anchi'io riuscirò a lasciare una così bella eredità nei miei figli, in particolare in mia figlia (che adesso ha 13 anni e quest'inverno mi ha accompagnato nelle peregrinazioni delle gite di scialpinismo - tra l'altro ci siamo pure incrociati su punta Cia, un paio di volte, l'ultima in una giornata nuvolosa, ma con neve buona). Chissà...... L'importante è non lasciarsi sopraffare dalla tristezza! Ti faccio tanti cari auguri. Maurizio

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  2. P.S.: tuo papà ha un'aria a me famigliare...boh? Maurizio di Punta Cia

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  3. Sono sempre io. In questo momento la radio isvizzera classica sta trasmettendo di Smetana "la Moldava" tratta dalla sinfonia "la mia Patria". Mi viene da pensare che una generazione di politici affaristi e corrotti ci sta portando via uno dei valori più belli, quello che ha smosso migliaia di giovani, che ha dato un senso alle loro azioni. Già: la mia patria...quale patria? quella delle veline, dei ministri a cui qualche benefattore paga di nascosto le case, quella della malavita organizzata che risucchia le risorse alla nazione. Da sempre per i motivi più dipsrati le montagne sono un bel rifugio. Se dovessi lottare per qualcosa, duramente, lotterei per preservarle dalla corruzione umana. Adesso basta. Ti lascio in pace. Alla prossima. Maurizio di Punta Cia

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  4. grazie, bei contributi. Bellissima "la Moldava" di Smetana, conosco quella sinfonia.. stupenda.

    sullo stato di questo paese (volutamente minuscolo) è meglio che non mi pronunci...

    spero che riuscirai a lasciare una bella eredità a tua figlia, per chi ha la montagna nel DNA come noi forse è più facile.

    Spero che anche io, se mai un giorno avrò dei figli, di riuscire a fare altrettanto.

    eri il signore che è sceso con noi dal plateau il sabato di pasqua?

    ciau :)

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  5. quel sabato c'era un tizio sulla sessantina, mi sembra di ricordare, io ho 48 anni e non c'era mia figlia perchè il tempo non era un gran che. Ero vicino all'ometto della cima, con la targa quotata. Però sono sceso dopo di te e sono arrivato al posteggio praticamente insieme al tizio più anziano che era partito un po' prima. Comunque avevo indosso un piumino blu. Giuro che la prossima volta che ti incontro mi presento. Ho sempre paura di essere troppo invadente...

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  6. E' bello come riesci a farlo vivere nelle tue passioni.
    Quella per la montagna,
    la stessa che mi ha trasmesso mio padre!

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