Sono passati ormai tre anni da quando ho scritto le seguenti righe… rappresentano un po’ uno sguardo indietro e la mia “filosofia” dell’andar per monti.. molti di voi le han già lette e forse le ricorderanno… per altri forse saranno una novità… le ripropongo oggi, visto che esattamente 13 anni fa cominciai “ufficialmente” la mia avventura montana.
Sono passati tre anni, e in questi tre anni ho salito altre montagne, percorso altri sentieri, esplorato altre valli, altri mondi. Vissuto altre avventure, in tutte le stagioni. Conosciuto persone speciali che mi han fatto amare ancora di più questo mondo e me l’han fatto vivere in maniera ancora più intima.
A queste persone, a quelle che han camminato con me, a quelle che continuano a farlo, agli amici con cui condivido queste emozioni, a chi mi ha trasmesso questa passione, a tutti quelli che sanno apprezzare ciò che “cerco” di esprimere con fotografie e racconti, dedico un abbraccio e queste righe, che, seppur scritte tempo fa, sono sempre attuali.
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E così sono ben dieci anni che vado in montagna..
Esattamente il 21 aprile 1996 iniziava la mia avventura per sentieri, colli, ghiacciai e vette.Nata un po' così, improvvisamente da un anno all'altro esplose in me la passione per la montagna.
Difficile dirne il motivo. O forse, in fondo, penso di poter sapere quale fu la molla che mi spinse verso questo mondo.ma la tengo nascosta.
Ricordo abbastanza bene quel 21 aprile di dieci anni fa. un tentativo di salita al Monte Corno, sopra Vallo, naufragato nel bosco impenetrabile, sconfitto dalla montagna e dal fisico, quello d'un 18enne del tutto fuori allenamento..
Devo ancora portarla a termine quella salita.Chissà magari rimarrà la mia Cima d'Entrelor come per Renato Chabod nel suo famoso libro.Ma dopo quella furono subito altre vette, prima nelle valli di Lanzo, prima in assoluto la Punta Lunelle, col corso di escursionismo del CAI, dove conobbi alcuni amici con cui, seppur raramente, vado ancora a fare qualche gita.E poi il giorno del 18esimo compleanno, la salita del Monte Soglio. che vedo tutti i giorni da casa..
Quanti ricordi di quella prima stagione in montagna, col Gran Paradiso, il primo 4000 salito il 19 agosto, nemmeno 4 mesi dopo quel fallimento al Monte Corno. ho bruciato davvero le tappe! Ne è passato davvero tanto di tempo, mi sembra ieri. Ma sono passati la bellezza di dieci anni, qualche centinaio di gite, qualche centinaia di migliaia di metri di dislivello sotto le mie ginocchia, che a dire il vero quei metri li sentono, eccome.
Ricordi indimenticabili, sicuramente. Ne ho a decine, che dico, centinaia. Specie dei primi anni, quando andavo in gita con mio papà, ci facevamo dei gitoni all'avventura che ora manco mi immaginerei di fare. Traversate di 12 ore, partendo al mattino presto ed arrivando al buio. come quel 7 novembre 96, quando partimmo dall'Alpe Cialma, sopra Coassolo, per salire alla Vaccarezza, e percorrere tutta la cresta spartiacque tra la valle dell'Orco e quella del Tesso-Malone integralmente, salendo tutte le vette, ammirando il mio primo mare di nubi, arrivando stanchi, pesti, nel buio della sera di novembre, ma felici a Forno Canavese.
Già, il 1996 fu memorabile. appena 23 gite, ma non immaginavo che era solo l'inizio.Ecco subito lo sci di fondo, e nasce un'altra passione.sempre con papà. E nel 97 quel corso di introduzione all'alpinismo, che lasciai perdere a metà per i modi discutibili con cui veniva portato avanti, precludendomi per diversi anni certi tipi di salite per via dello shock a posteriori dopo la Rocca Castello. Ma nello stesso anno, esattamente il 27 dicembre, ecco la mia primissima uscita di scialpinismo in assoluto, con dei materiali assolutamente inadatti e vecchi di trent'anni, al Turu, una montagna di nemmeno 1400 m dietro casa.
Ma è nel 1998 che comincio a sentire davvero mio quel mondo.Capanna Margherita, la Zumstein, la Ciamarella, il Rocciamelone, l'Emilius.. Una stagione incredibile, fatta di mazzi quadri, salite memorabili, disfatte altrettanto memorabili.. E il gennaio successivo comincio già, ufficialmente, l'avventura scialpinistica. Quando penso a quali gite mi sparavo all'epoca, praticamente non sapendo sciare, mi vien da mettere le mani nei capelli.
Difficile fare un bilancio di questi dieci anni.o sì, forse è facile, basta leggere i quaderni delle gite, pagine e pagine e pagine, ogni gita una relazione, per dieci anni. impressioni, momenti, emozioni, ricordi. è tutto scritto nero su bianco. oltre che, ovviamente, per gran parte nella mia testa.un bagaglio di inestimabile valore per me.
Sicuramente l'andare in montagna mi ha cambiato.l'altra sera mi chiedevo cosa sarei se non avessi scoperto questo mondo. chissà.. Forse sarei uno dei tanti che passano il sabato sera in discoteca fino all'alba, dormendo mezza domenica e annoiandosi a morte l'altra mezza. chissà. o forse sarei uno di quelli che passa tutta la domenica nella piazza del paese a cazzeggiare.o a giocare a pallone o a chissà che altro.Credo proprio di non avere rimpianti. penso che quello non sarebbe stato il mio mondo..
Il mio mondo è un altro, è quello delle valli, delle creste, delle vette e dei ghiacciai, delle albe dal rifugio, delle notti insonni passate in un gelido bivacco a 3000 metri, delle salite col vento che ti taglia il viso.Il mio mondo è quello del pendio immacolato tutto per noi, quello delle serate passate davanti al fuoco, a metà ottobre, a 2700 metri, sorseggiando genepi, cantando e fumando un'Havana. Il mio mondo è quello delle rinunce a pochi metri dalla vetta, delle salite a tutti i costi, delle pelli di foca che si staccano, il rampone che si slega, la macchina foto che non funziona per il freddo, dello stesso freddo che ti morde le mani e ti fa urlare tutte le peggio cose del mondo fino al "ma chi me l'ha fatto fare."
E' lo stesso della neve primaverile su cui sciare sembra danzare, quello della farina che si solleva al tuo passaggio, quello della neve crostosa da "una curva, un'imprecazione". quello dell'ultimo passo prima della vetta, del colle, di quando ti si spalanca la vista sulla valle opposta. quello delle gelide giornate di novembre quando ti sembra che tutto quel mondo sia solo per te.quello di quando, bagnato fradicio, spalanchi la porta del rifugio, ti trovi davanti al calore di una stufa e chiudi fuori il gelo e la tormenta.
Ne ho vissute di avventure, disfatte, successi inaspettati, conquiste sognate, studiate e programmate a tavolino per settimane, fallimenti, exploit da record man, emozioni, quante volte ho respirato l'aria dei quattromila, dei tremila, dei duemila, dei mille..
Ma ovviamente anche tante batoste.le battaglie con lo stomaco, coi crampi alle gambe.le odissee a quota 4000 piegato in due dalla nausea e dal mal di montagna, avanzando ormai per inerzia, esausto, senza forze, verso il rifugio, verso valle.
E le imprese solitarie. ne ho fatte tante.e col senno di poi, a volte ho anche rischiato, osato forse troppo. come quella solitaria in sci alla ovest della Punta Violetta. un giorno di aprile, in cui non c'era nessuno per chilometri. o il Morion, il Nessun nelle mie valli di Lanzo, tutte quelle vette raggiunte da solo, in autunno, dodici ore senza incontrare anima viva. incosciente. probabilmente si. Ma se le facevo, e le faccio ancora, seppur molto meno, queste sciocchezze, forse è perché; c'è qualcosa dentro che mi spinge a farle.. una salita in solitaria, una scialpinistica in solitaria, hanno un qualcosa di diverso. Ti senti a tu per tu con la montagna, con la natura, con te stesso.
E coi tuoi limiti. Impari a conoscerli, a sapere fin dove puoi spingerti, impari a porti in rapporto con la montagna in una maniera più intima, forse anche maniacale, ma imparando anche ad ascoltare te stesso e anche quelle rocce inanimate, quei pascoli, quei cieli blu, quel vento che ti sferza la faccia e ti gela.
Che dire? Contento e felicissimo di farne parte, di quel mondo, di viverlo ogni domenica, ogni volta che posso, che sento il richiamo. E felice anche di sapere chi ringraziare per avermi in qualche modo avvicinato, e seguito nei primi anni, finchè ha potuto, nelle avventure lungo i sentieri di queste valli.. Mio papà. E quante cose avrei da raccontargli, di questi ultimi anni, di quante salite, albe e tramonti che comunque sono sicuro avrà seguito e continuerà a salire di lassù..
Eh sì, dieci anni sono passati, e ben di più verranno, spero, a vedermi salire su e giù per le montagne, vagabondare per sentieri, emozionarmi di fronte al primo raggio di sole da una vetta o all'ultimo che sparisce dietro quella cresta.
Perché: è la montagna il mio mondo.
Villanova C.se, aprile 2006
Un avventuriero montano...^__^
RispondiEliminasweet kiss...Ciau!
andar per monti
RispondiEliminaè come essere innamorati
un sorriso
..belle parole.. grazie ;)
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