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venerdì 30 novembre 2007

Lovesong - canzone d'amore


 


STUPENDA...........


 


 


Lovesong, The Cure


whenever I'm alone with you you make me feel
like i am home again whenever i'm alone with
you you make me feel like i am whole again

whenever i'm alone with you you make me feel
like i am young again whenever i'm alone with
you you make me feel like i am fun again

however far away i will always love you however
long i stay i will always love you whatever
words i say i will always love you i will always
love you

whenever i'm alone with you you make me feel
like i am free again whenever i'm alone with
you you make me feel like i am clean again

however far away i will always love you however
long i stay i will always love you whatever
words i say i will always love you i will always
love you


 

martedì 27 novembre 2007

mercoledì 21 novembre 2007

Ohne dich

Bella la canzone, belle le parole, bello il video.

Senza te non posso stare, senza te, anche con te sono solo, senza te, senza te conto le ore senza te, con te i secondi rimangono fermi, non hanno valore

Ohne Dich

Ich werde in die Tannen gehen,
Dahin, wo ich sie zu letzt gesehen

Doch der Abend wirft ein Tuch aufs Land,
Und auf die Wege hinterm Waldesrand

Und der Wald er steht so schwarz und leer,
Weh mir oh weh, und die Vögel singen nicht mehr...

Ohne dich kann ich nicht sein – Ohne dich,
Mit dir bin ich auch allein - Ohne dich.
Ohne dich zähl ich die Stunden – Ohne dich,
Mit dir stehen die Sekunden – Lohnen nicht.

Auf den Ästen in den Gräben,
Ist es nun still und ohne Leben

Und das Atmen fällt mir ach, so schwer,
Weh mir oh weh, und die Vögel singen nicht mehr...

Ohne dich kann ich nicht sein – Ohne dich,
Mit dir bin ich auch allein - Ohne dich. (Ohne dich)
Ohne dich zähl ich die Stunden – Ohne dich,
Mit dir stehen die Sekunden – Lohnen nicht, ohne dich.

Ohne dich

Und das Atmen fällt mir ach, so schwer,
Weh mir oh weh, und die Vögel singen nicht mehr...

Ohne dich kann ich nicht sein – Ohne dich,
Mit dir bin ich auch allein - Ohne dich (Ohne dich)
Ohne dich zähl ich die Stunden – Ohne dich,
Mit dir stehen die Sekunden – Lohnen nicht, ohne dich

Ohne dich

Ohne dich

Ohne dich

Ohne dich





martedì 20 novembre 2007

La Montanara

Questa canzone è nata nelle mie valli di Lanzo, come descritto dall'articolo di L. Bettiolo:


Il canto "La montanara" nasce nel luglio del 1927 nell’alta valle di Lanzo (TO), al Pian della Mussa; l’alpinista Toni Ortelli sente levarsi dall’Alpe dell’Uia di Ciaramella un dolce canto: é forse la voce di un pastorello. Ortelli aveva già sentito il motivo una sera in un’osteria di Balme. Ne trascrive testo e musica, in ricordo dell’amico Emilio Bich, guida valdostana precipitata dalla Punta Zumstein del Monte Rosa il 4 agosto 1927. Incontrato l’amico Bepi Ranzi a Torino, gli fa sentire la composizione; il Ranzi ne rimane entusiasta e la cantano assieme a due voci. Arrivata al maestro Luigi Pigarelli a Trento, viene da questi armonizzata sotto lo pseudonimo di Pierluigi Galli. Se ne impadronisce ben presto il Coro della SOSAT (che poi diverrà Coro della SAT), che ne cura la prima edizione del 1930. Allo stesso Pigarelli va riconosciuto il merito della definitiva stesura armonica e poetica. Il canto cominciò così la sua diffusione in tutto il mondo e divenne talmente noto, per esempio, da dare il nome ad un coro in Germania. Curiosamente va ricordato che "La montanara" fu cantata "ad orecchio" per la prima volta pubblicamente a Roma dal Coro della SOSAT ai microfoni dell’EIAR il 7 aprile 1929.


Questo canto, a ragione considerato l’inno internazionale della montagna, è ispirato, com’è noto, alla leggenda di Soreghina, figlia del Sole: la principessa Soreghina viveva solo quando splendeva il sole; di notte s’immergeva in un sonno profondissimo. Accadde un giorno che s’imbatté in Ey de Net (Occhio di Notte), glorioso guerriero dei Duranni che proveniva dal regno dei Fanes. Questi era caduto da una rupe ed era rimasto privo di sensi. Se ne curò Soreghina, che abitò con lui, una volta guarito, in una casetta di legno nella Valle di Fassa, al cospetto del gran Vernel, felice di godere il sole dal quale traeva energia e vita. La bella storia dei due ebbe termine un giorno che la bella Soreghina sentì, di nascosto, il suo guerriero raccontare ad un amico quanto ancora era affascinato dalla bella Dolasilla, principessa guerriera dalla quale aveva dovuto allontanarsi. La rivelazione stroncò l’animo di Soreghina che finì per morire tra le sue braccia.


Come si nota, le parole del canto menzionano appena questa storia. E’ indubbio, tuttavia, che sia le parole, che evocano tempi e luoghi di sogno, che la bella melodia che accompagna il testo e, perché no? anche la voce del solista, esercitano un fascino particolare che poche canzoni di montagna sanno suscitare al pari di questa.


La montanara, di T. Ortelli e L. Pigarelli




Là su per le montagne,
tra boschi e valli d'or,
fra l'aspre rupi echeggia
un cantico d'amor

Là su per le montagne,
tra boschi e valli d'or,
fra l'aspre rupi echeggia
un cantico d'amor


"La montanara, ohè!"
si sente cantare,
"cantiam la montanara
e chi non la sa?".



"La montanara, ohè!"
si sente cantare,
"cantiam la montanara
e chi non la sa?".



"La montanara, ohè!"
si sente cantare,
"cantiam la montanara
e chi non la sa?".


Là su sui monti dai rivi d'argento
una capanna cosparsa di fior
era la piccola, dolce dimora
di Soreghina, la figlia del sol,
la figlia del sol.




Dal famigliare Pian della Mussa al lontano (ma vicino) Trentino......


La dedico ad una "montanara" speciale :-)

lunedì 19 novembre 2007

El capitan de la compagnia
l'è ferito stà per morir
el manda a dire ai suoi Alpini
perchè lo vengano a ritrovar.
el manda a dire ai suoi Alpini
perchè lo vengano a ritrovar.

I suoi Alpini ghè manda a dire
che non han scarpe per camminar
O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua.
O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua.

Cosa comanda, siòr capitano,
che noi adesso semo arrivà?
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià.
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià.

Il primo pezzo alla mia Patria
secondo pezzo al Battaglion
il terzo pezzo alla mia Mamma
che si ricordi del suo figliol.
il terzo pezzo alla mia Mamma
che si ricordi del suo figliol.

Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor.
L'ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior
L'ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior.

giovedì 15 novembre 2007

può capitare...

in un giorno speciale,
tornando a casa dal lavoro...
si capiti sulla stessa stazione radio...
che sta passando una canzone che da i brividi ad entrambi..
e mandarsi più o meno lo stesso sms
nello stesso istante...

e non una canzone qualsiasi.






grazie.
tre.

martedì 13 novembre 2007

pensieri d'un sabato sera.

sabato sera, ore 18, nei pressi del Passo Vezzena.





Il viaggio di ritorno non è lungo, il calore della macchina aumenta il senso di stanchezza, ci dirigiamo verso una calda doccia ed un’abbondante cena, preludio ad un sonno ristoratore, popolato anche questa volta da sensazioni e ricordi di questa giornata in cui abbiamo “vagato su e giù per gli altipiani”, respirando l’odore dei mughi, lasciandoci accarezzare violentemente dal vento del nord, lasciando parlare il nostro mondo, dando ascolto ad emozioni con e senza parole, ammirando un tramonto sull’Altopiano, lo stesso tramonto che magari nello stesso istante, da una finestra di una camera scaldata dal fuoco crepitante di un camino osservava il nostro Mario, lo stesso tramonto che magari sognava anche lui quando là sul Don, si sentì chiedere “Sergent magiù, ghe rivarem a baita?”.





L'altopiano di Vezzena visto dalla Cima Manderiolo 2047 m, 10 novembre 2007.

lunedì 12 novembre 2007

lunedì 5 novembre 2007

Tinuviel


Lunghe eran le foglie e l'erba era fresca,
E le cicute ondeggiavano fiorite e belle.
Una luce brillava nella foresta,
Era tra le tenebre un luccicar di stelle.
Tinúviel ballava nella radura,
Di un flauto nascosto alla musica pura;
Una luce di stelle le inondava i capelli
E la splendida veste, oh Tinúviel!

Lì giunse Beren dal monte imponente
E tra le fronde e gli alberi vagabondò disperso,
E dove il fiume elfico scorre turbolento
Camminò solitario ed in pensieri immerso.
Guardando tra le verdi foglie delle foreste,
Vide con meraviglia dalie dorate
Ricoprir il manto e la lunga veste
E la capigliatura bionda come cascate.

Per incanto i piedi guariti e riposati,
Che condannati erano ad errare lontano,
Ripresero il cammino, senza paura né rimpianto,
E tra i raggi di luna ei giocava con la mano.
Tinúviel tra i boschi elfici
Fuggiva con piedi alati
Lasciandolo senza amici
Nelle foreste e sui prati.

Beren sentì un suono puro, sublime e celeste,
Come di passi e danze pari a petali leggeri;
E musica vibrava sotto le foreste,
Cullando il suo cuore triste ed i suoi pensieri.
Giunse l'inverno e cupi gli alberi e le piante,
Sospiravano tristi, per il tormento
Cadevan le foglie con la luna calante,
La campagna era fredda e gelido tirava il vento.



La cercò sempre, lei ch'era bella,
Tra i rami e le foglie e le fronde delle piante,
Al lume della luna, al raggio della stella,
Sotto un cielo pallido, ghiacciato e tremante.
La sua veste fulgeva al bagliore lunare
Mentre in lontananza sul colle danzava
Ed ai suoi piedi agili si vedeva brillare
Una nebbia d'argento ch'ella emanava.

Passato l'inverno ella tornò a ballare
E col suo canto giunse la primavera,
Come una felice allodola o una rondine leggera,
Ed un fiume che scorre dolce verso il mare;
E quando ai suoi piedi spunteranno i fiori,
Ei non desiderò altro che starle accanto,
Poterla accompagnare nel ballo e nel canto
Sull'erba fresca dai mille colori.

Inseguita, di nuovo ella fuggì via.
Tinúviel! Tinúviel!
Il suo nome elfico era poesia,
Ed ella si fermò un attimo ad ascoltare
Come incantata la voce di Beren
Che svelto la raggiunse e come per magia
La vide fra le sue braccia splendere e brillare
Fanciulla elfica ed immortale.

Ma dal destino amaro furono separati,
E vagarono a lungo per monti e pendici
Tra cancelli di ferro e castelli spietati
E boschi cupi e tetri e luoghi abbandonati,
Mentre fra loro erano i Mari Nemici.
Ma un giorno luminoso si ritrovaron felici,
Ed assieme partiron, amati e infine uniti,

Attraverso boschi e campagne fiorite.