sabato 20 novembre 2010
Autunno in Provenza.
Era da quest’estate che mi girava per la testa l’idea di andare a vedere come fosse l’autunno in Provenza..in molti ci hanno detto “ma cosa andate a fare in questa stagione là.. c’è solo nebbia..non c’è nessuno..è tutto chiuso..fa freddo..piove sempre...” Col senno di poi, invece, sono soddisfattissimo perché ho trovato quel che cercavo, cioè degli splendidi paesaggi e dei colori spettacolari.
Così, dopo mesi di vicissitudini varie, l’idea del viaggio prende forma, e finalmente, anche se con un certo timore per il maltempo in arrivo, ma fiducioso nelle previsioni da lunedì in avanti, con un’ottima compagna di viaggio, si parte.
Domenica 31 ottobre.
Il viaggio di andata, via Sestriere e Monginevro ci porta a vedere la prima neve, scendendo sul versante francese il tempo è grigio e a tratti piovoso, ma ciò non toglie al paesaggio gli splendidi colori che l’autunno sa dare.
La strada che percorriamo è quella solita.. Briançon, il lago di Serre Ponçon, Sisteron, Apt, Cavaillon.. il previsto maltempo infernale (Meteofrance dava l’allerta arancio) ci lascia abbastanza in pace, e a parte qualche km sotto violenti rovesci, non prendiamo nemmeno tanta pioggia. Ad Apt assistiamo ad uno stormo, anzi due, di uccellini che compiono evoluzioni stranissime.. immagino che sia un raduno per la migrazione, è molto suggestivo, con la musica di sottofondo che ci accompagna (Pink Floyd).
Le strade coi platani, caratteristiche di questo angolo di Provenza, sembrano ancora più strette, con la pioggia ed il buio.. ma alla fine arriviamo a destinazione a Fontvieille. L’albergo, un Best Western, è “desolatamente” vuoto.. siamo gli unici ospiti! Ciò un po’ mi stupisce, perché seppur è vero che siamo fuori stagione, è pur sempre il ponte di Ognissanti.
Ceniamo in uno dei pochi ristorantini del paese, molto caratteristico, con un menù camarguese che prevede un ottimo spezzatino di toro..vin du pays..un buon modo per “ambientarci”!
L’indomani, in base al tempo, decideremo cosa visitare.
Lunedi 1 ° novembre
Dopo una notte che manco in estate (30° in camera.. mai dormito a queste temperature folli, nemmeno ad agosto), il cielo è nuvoloso ma non piove. Dopo un’abbondantissima colazione (10 euri… ma si può mangiare l’impossibile), partiamo in direzione di Arles. Al contrario dell’ultima volta che ci sono stato, questa visita mi lascia perplesso. Pochissimi turisti in giro (e questo è un bene..), ma atmosfera piuttosto deprimente, e soprattutto città molto sporca. Si mette pure a piovere, l’arena è chiusa e quindi la vediamo solo dall’esterno. Giriamo comunque tra i caratteristici vicoli, e poi visitiamo la cattedrale di St. Trophime. La visita di Arles, visto anche il tempo, la concludiamo prima del previsto. Decidiamo di andare al Pont du Gard. Lungo il tragitto visitiamo Tarascona, sulle rive di un Rodano dalle acque marroni a causa delle piogge di questi giorni.
Percorrendo poi una bella strada tra le dighe e le chiuse del Rodano, arriviamo quindi al Pont du Gard. Con mio sommo disappunto scopro che, nonostante la bassa stagione, il parcheggio si paga, e pure a prezzo pieno (oserei dire folle.. 15 eur/giorno). Va beh, siamo qui.. e se non altro non piove.
Si alza un po’ di vento, le foglie arancioni dei platani svolazzano per l’aria. Il Gardon è limaccioso e contrasta con le pietre chiare del ponte dell’acquedotto, che è sempre un gran bello spettacolo da vedere. Saliamo fino al belvedere dove pranziamo, qui qualche turista in più c’è, ma si è ben lontani, per fortuna, dalle folle che si possono trovare nei mesi estivi. E’ un paesaggio che ho già visto un paio di volte, ma sono felice di poterlo far vedere a chi non c’è mai stato e sognava da tempo di vedere questi panorami provenzali. I colori di questa stagione fanno il resto.
Ripartiamo nel primo pomeriggio dal Pont du Gard, vagando un po’ “a zonzo” per le stradine provenzali, e capitando quasi per caso nel grazioso borgo di Barbentane. Merita una visita, è il caratteristico paesello provenzale su un cocuzzolo con strette viuzze e vicoli, e case in pietra. La chiesa in alto ed il castello… e pure un mulino a vento. Sulla nostra strada incontriamo poi l’abbazia di Frigolet, e quindi ci riportiamo a Fontvieille, dove una visita è d’obbligo al Mulino di Daudet, emblema del paese.
Domani sarà il giorno della Camargue, le previsioni sono buone, e quindi speriamo di avere una bella giornata.
Martedi 2 novembre
Nella notte si alza un forte vento… il “famigerato” Mistral che soprattutto nei mesi autunnali ed invernali spazza la Provenza con raffiche violente, un po’ come il nostro föhn… è lui che pulisce il cielo, che, al primo mattino, non è ancora del tutto sereno.
Da Fontvieille quindi ci dirigiamo verso Aigues Mortes. La Camargue è bellissima anche coi colori autunnali, cavalli e tori contornano il paesaggio, con le risaie nelle quali è in corso la mietitura.
Le cabanes dei vari maneggi sono in gran parte chiuse..c’è anche poco traffico. Ad Aigues Mortes, la città medievale dalla quale partirono alcune delle Crociate, c’è qualche turista. Visitiamo la parte dentro le mura, la bella e calda chiesa parrocchiale, le viuzze caratteristiche, con foglie arancioni che svolazzano, gatti che entrano ed escono dai negozi elemosinando cibo. Aigues Mortes è piccola e si visita in fretta, ripartiamo quindi alla volta della capitale della Camargue, Les Saintes Maries de la Mer (da noi italiani detta famigliarmente Santa Maria..).
Per raggiungerla, da Pioch Badèt, prendiamo la consueta e meno trafficata Route de Cacharel.. anche perché siamo in cerca di…………….fenicotteri rosa! Les flamànts rosè… che troviamo ! Non ero sicuro che fossero ancora presenti in questa stagione, invece eccoli lì in siesta negli stagni.
Sono sempre belli da vedere… raggiungiamo quindi Santa Maria, e vista l’ora andiamo subito in cerca di un posto dove mangiare.. precisamente dove mangiare la Paella.. che, ovviamente, troviamo! Com’è carina Santa Maria senza il caos del turismo estivo, è più a misura d’uomo. In rue Mistral (oggi il nome è molto adeguato…) troviamo il ristorantino che fa al caso nostro, con la paellera fumante ed invitante.. la accompagnamo con un Vin des Sables fresco al punto giusto… che goduria, era più di un anno che sognavo di nuovo un piattone di paella come questo!
Nel ristorante appare un micino che gira tra i tavoli, è anche interessato alla paellera.. poi si allontana visto che nessuno gli da niente.. povero!
Dopo pranzo giriamo per le viuzze ed i vicoli di Santa Maria… e, finalmente arriviamo sulla spiaggia.. il mistral spinge sempre grosse onde sulla battigia, l’acqua è fredda, ma non posso esimermi dal toccare il mare.. un paio di volte l’anno ne sento decisamente il bisogno. Nonostante il vento, decidiamo poi di salire sul tetto della chiesa-fortezza, l’edificio più alto del circondario, per vedere il panorama.
Una stretta scaletta, e siamo sul tetto della costruzione.. le raffiche sono notevoli, ma il cielo azzurrissimo ed il panorama sulla Camargue ripagano tutto. A metà pomeriggio lasciamo Santa Maria, prendendo la direzione delle Saline de Giraud. Passiamo dall’Etàng des Vaccares, lo stagno salato più grande della Francia del Sud, per le stradine semi-deserte spazzate dal vento. Arriviamo alle saline giusto in tempo per assistere al tramonto. Quasi correndo raggiungiamo il terrapieno, il Mistral è violentissimo e gelido, ma non ci impedisce di assistere ad uno splendido tramonto sul mare e sulle saline. Siamo solo noi due ad osservare, intirizziti dal freddo, lo spettacolo del sole che si inabissa sulla linea dell’orizzonte.
Un ultimo sforzo e raggiungiamo la famosa spiaggia di Plemainson.. deserta ovviamente, e invasa quasi completamente dal mare. Scendo per fare qualche foto al tramonto, il Mistral spazza tutto e mi sposta, infatti il risultato non è dei migliori. Però è bello essere qui… a sentire sulla pelle la forza della natura. Si fa buio, è ora di rientrare a Santa Maria, dove tra le viuzze, in un altro ristorantino caratteristico, ceneremo con una quantità di moules & frites da fare impallidire un bel po’ di gente (abbiamo stimato oltre 1kg a testa…solo di cozze…), prima di rientrare, satolli e un po’ maliconici per l’ultima sera, in hotel a Fontvieille.
Mercoledi 3 novembre
Ultima abbondante colazione a Fontvieille, spesa di biscotti e vino e siamo pronti per (sigh) ritornare a casa. Prima tappa a Les Baux de Provence, uno dei borghi più belli dell’intera Provenza, costruito su una rocca nel cuore delle Alpilles. Anche qui clima tranquillo senza le orde fameliche di turisti. C’è ancora il Mistral, ed essendo in alto, spazzola per bene anche qui. Passeggiamo tra le vie mentre nella mia testa canticchio mentalmente “il signore di Baux” di Branduardi.
Lasciata Les Baux, attraverso splendide stradine dipartimentali tra le Alpilles, costellate di rocce calcaree, uliveti e vigne dai colori splendidi, raggiungiamo la chiesettina di St. Sixte, vicino ad Eygalieres, sosta “obbligata” quando passo da quelle parti.. c’è più verde delle altre volte che l’ho vista, e i prati verdi contrastano con le foglie gialle ed arancioni degli alberi e delle vigne. Che meraviglia.
Proseguiamo quindi per Isle sur La Sorgue, altro splendido paese provenzale, caratterizzato dalla rete di canali dall’acqua color smeraldo, e dai numerosi mulini ad acqua. Visitiamo il borgo vecchio, con negozi caratteristici (che vendono lavanda, sapone di marsiglia, prodotti tipici), ed anche con “francesi” tipici con le baguettes sotto braccio.. la vera essenza della Francia la si vede in questi piccoli villaggi. Siamo vicini a Fontaine de Vaucluse, e tra colori ancora splendidamente autunnali la raggiungiamo. Parcheggiata l’auto, ci dirigiamo a piedi verso la fonte che origina la Sorgue.
C’è una quantità d’acqua impressionante, sembra un torrente alpino in piena nel periodo della fusione delle nevi. Il frastuono è notevole, tra le rapide l’acqua spumeggia e si rivolta, correndo velocemente verso valle. Ed ecco la sorgente, una pozza di acqua color verde smeraldo, ai piedi di un’immensa falesia alta un paio di centinaio di metri. E’ questa la fonte del Petrarca, le “chiare et fresche et dolci acque” della Sorgue, che sgorgano da una sorgente sotterranea a parecchie decine di metri cubi al secondo.
Il posto è pittoresco ed inquietante allo stesso tempo. Mangiamo un boccone qui, poi riprendiamo la strada verso Roussillon. Sono le 3 del pomeriggio, valutiamo che a quest’ora, col sole basso, il sentiero delle ocre rischia di essere in ombra, quindi optiamo per un giro tra le viuzze del paese, tra le sue case dai colori di tutte le tonalità del rosso, del giallo e dell’arancione, resi ancora più saturi dall’autunno che le circonda. Dal belvedere in cima al paese, la vista su tutta la Provenza, fino al mitico e lontano Mont Ventoux è qualcosa di unico. Sono soprattutto i contrasti ad essere spettacolari. Le vigne di tutti i colori, dal rosso cupo al giallo, i pioppi cipressini, i pini, gli olivi, il bianco calcare delle Alpilles, le case provenzali. E’ tutto davanti ai nostri occhi, col sole di un pomeriggio di metà novembre che accentua le mille tonalità cromatiche.
Ci piange quasi il cuore a lasciare questo posto.. perché significa lasciare la Provenza per tornare a casa. Sono le 16 quando ripartiamo, con non poca malinconia.
Ci affidiamo al “tom tom”, e facciamo male.. o bene, chi lo sa. Fatto sta che ci porta a percorrere delle stradine assurde, quando era così semplice tornare indietro di pochi km per riprendere la conosciuta D4096, ma forse abbiamo tanti pensieri per la testa e manco ci passa per la mente di consultare la cartina…
Quasi ci perdiamo tra i colori dell’autunno provenzale, tra le vigne, falesie spettacolari (quella di Lioux in particolare), percorrendo strade dipartimentali sempre più strette, che salgono e scendono per le montagne del Luberon. Attraversiamo boschi multicolore, uliveti, frutteti, pinete. Percorriamo gole simili a quelle del Verdon, piccoli paesini abbarbicati sui cocuzzoli. Strade coi segni del tour de France. Ci rendiamo conto che non sappiamo che strada stiamo facendo per arrivare a Sisteron…
Il sole intanto accarezza coi suoi ultimi raggi il caleidoscopio di colori dei boschi e di queste vallette. Nei pressi di Simiane la Rotonde prendiamo la decisione, forse un po’ tardiva, di ammutinarci al “tom tom”. Prendo definitivamente la direzione per Forcalquier. Ma un altro problema sorge.. siamo entrati in riserva…non mi perdo d’animo. Mancano 24 km. La mia compagna di viaggio, proprietaria della macchina, mi dice che dovremmo farcela…”dovremmo??”
E’ quasi buio, siamo a 250 km da casa, circa 5 ore di viaggio, su una sperduta stradina dipartimentale della Vaucluse, ed abbiamo quasi finito la benzina. Potrebbe essere peggio! Potrebbe piovere!
Con questa battuta sdrammatizzo il momento di leggera tensione (rimanere senza benzina qui, in effetti, non so quanto sarebbe stato divertente) anche se in fondo forse ci piacerebbe essere costretti ad un giorno in più da queste parti… raggiungiamo infine Forcalquier, e quindi la salvezza!
Con l’animo più sereno riprendiamo il viaggio, il lungo viaggio di rientro, al buio. Abbiamo tanti km ancora, li percorriamo però senza ulteriori intoppi, e senza altre soste. Il “tom tom” ormai impazzito a Sisteron ci dice di invertire la marcia.
Ma forse non è impazzito.. forse interpreta i nostri pensieri più o meno inconsci, che vorrebbero farci rimanere in Provenza. Tallard, Gap, Embrun.
Riecco il lago di Serre Ponçon, riecco Briançon, il Monginevro. Scendiamo a Cesana e risaliamo al Sestriere, dove resiste ancora un po’ di neve. Scendo per farmi dare il cambio alla guida, non resisto e tocco la neve gelata. Ridiscendiamo per la val Chisone, Pragelato, Villaretto, Villar Perosa. Ci siamo.. il viaggio è concluso. Una cena veloce, un abbraccio coi ricordi che già si mescolano negli occhi di entrambi.
..ancora un’ora di auto per me, varco la porta di casa a mezzanotte e mezza, stanco, ma felice.
Alla fine del viaggio ho negli occhi e nella mente fotogrammi, sapori, profumi, colori di quattro giorni in quella splendida terra che è la Provenza. Una terra alla quale sono sempre più legato, che ho potuto far conoscere ad una persona che meritava di vederla, che meritava di vivere coi propri occhi e sulla propria pelle tutto questo. Una terra che, nella stagione in cui cadono le foglie, scende la pioggia, il sole regala gli ultimi piacevoli tepori e soffia il primo Mistral, ha saputo regalarci panorami, scorci, momenti, paesaggi dal sapore splendidamente e malinconicamente autunnale.
“Merci beaucoup Provence..et au revoir”
Foto:
http://www.roby4061.it/2005/photobook/2010/provenza2010.htm
domenica 7 novembre 2010
Toujours Provence
Peter Mayle, Un anno in Provenza
Autunno nei pressi di Lioux, Vaucluse