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martedì 31 luglio 2007

insomnia

dopo un'ora passata a girarmi e rigirarmi nel letto, mi tocca tisanarmi....

miele e vaniglia...

e poi speriamo de dormir :-)

domenica 29 luglio 2007

mercoledì 25 luglio 2007

sei là fuori

sei là fuori.
non so che volto hai.
nè so il tuo nome.
ma so che ci sei.
e ti troverò.
è destino che sia così.

ti troverò.

o tu troverai me..

lunedì 23 luglio 2007

I'm waiting for the night

I'm waiting for the night to fall
I know that it will save us all
When everything's dark
Keeps us from the stark reality

I'm waiting for the night to fall
When everything is bearable
And there in the still
All that you feel is tranquillity

mercoledì 18 luglio 2007

Il passero solitario

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.


Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra
. Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.


Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.





Giacomo Leopardi

martedì 17 luglio 2007

quota 4061

Eccomi qui, con un po di ritardo, col report del week-end. Beh, è stato un fine settimana ricco di emozioni per me. Gita sociale del CAI di Rivarolo, meta Il Roc 4026 m ed il Gran Paradiso 4061 m. Il mio obiettivo principale è il Roc, ma parto con l’idea che, se ci saranno le condizioni, salirò anche al Grampa.


Si parte dal canavese alle 12.30 di sabato alle 14.50 si parte stracarichi di materiale per il rifugio Vittorio Emanuele II. Sentiero a me noto e rinoto, in poco più di due ore siamo su. Finalmente ci si toglie il peso dalla schiena, ci si cambia, ci si birra… e si comincia a ragionare… Che ricordi che ho di questi posti. Di quel lontano agosto 95, dove ancora doveva maturare la mia passione per la montagna, ma era prossima a venire, nascendo proprio sotto l’ombra di questa montagna..


Tra amici si scherza, si prepara la salita dell’indomani, si passa il tempo fino alla cena, ottima, abbondante e innaffiata da buon vino. Unico neo è l’eccessivo affollamento del rifugio, cosa a cui sto cominciando a diventare un po allergico… ma tant’è..


Dopo cena relax all’aperto, godendosi un infuocato tramonto, tra un genepì portato su dal buon Alex e una battuta, mi ritiro qualche minuto a pensare sul bordo del lago di Moncorvè, poi ritorno tra gli amici, giusto in tempo per la tisana al genepì, che mi farà dormire benissimo. La sveglia è fissata per le 3, alle 22 passate salgo su, siamo nel camerine proprio sotto il tetto, alto 1.50 metri, e bisogna camminare tutti piegati come Jack Nicholson in Shining… mi manca solo l’ascia e che mi metta ad urlare “Wendyyyy… dove seiii?”. Mi addormento in fretta, nonostante il caldo terribile, e ben presto sono le 3 del mattino. Soliti movimenti impacciati e con gli occhi impastati di sonno, scendo le scale incredibilmente senza rabattarmi per terra, e ci si riunisce tutti per colazione. Fuori dal rifugio c’è un casino pazzesco, e alla partenza, alle 3.45, non nascondo un certo disagio per l’affollamento.


Bovinamente ci si incammina in fila indiana alla luce delle frontali, rimango indietro e perdo tutto il mio gruppo nel buio… ricomincio a salire la fina ininterrotta di alpinisti manco fossi in via Roma a Torino il sabato pomeriggio, ritrovo qualcuno dei nostri, ma proseguo per andare a cercar eil mio compagno di cordata. Pian piano la luce si fa strada da est, al buio è facile sbagliare strada in questo caos di ometti, tracce, sentierini che si perdono in mmmmille direzioni in queste caotiche pietraie.


Praticamente passiamo dentro una cascata d’acqua, poi finalmente arrivano i nevai ed il ghiacciaio. Sono le 5.30 del mattino, è già tutto in fusione. Nelle operazioni di legatura prendo freddo, e per un’ora-due avrò qualche problema di stomaco. Si formano le cordate, si parte. Io con Max parto subito tranquillo, seguendo le decine di persone su per la traccia. Alzandoci di quota, verso i 3400, comincia un fastidioso vento a raffiche che spesso mi sposta e mi sballa il ritmo. Nel mentre si accende l’alba, vedo i primi raggi di sole colpire la vetta del Bianco, poi la Grand Casse, la Tzanteleyna, il Ciarforon.. è giorno pieno ormai, ma noi siamo sempre in ombra.


Superiamo la schiena d’asino, litighiamo con un francese impiccione, ed eccoci finalmente al colle della Becca di Moncorvè, a oltre 3800 m di quota. Litighiamo ancora col francese che non capiamo che cacchio voglia dalla nostra vita, e proseguiamo, abbandonando il gregge che sale al Gran Paradiso, per risalire il pendio nevoso dapprima non molto ripido, poi via via più in pendenza che porta al Roc. Alex e Lorenzo passano la terminale più in su, noi decidiamo di affrontarla più direttamente, sembra ben chiusa. Ci avviciniamo alla parte più impegnativa dell’ascensione. Alex e Lorenzo tribolano un po, io e Max decidiamo di salire praticamente per direttissima alle rocce finali. Traversiamo gradinando su pendio nevoso a 40°, poi mentre faccio sicura al compagno (per quanto possibile vista la qualità della neve), lui risale fino alle roccette finali. Quindi è il mio turno. Assicurato dall’alto, decido di salire per super-direttissima, gradinando per la massima pendenza un muro di buona neve a 45-50°, uscendo proprio sulle rocce finali. Pochi passi di I-II e sono in vetta anche io. Sono sul Roc, a 4026 m. Non è un 4000 dell’elenco ufficiale (a mio avviso discutibili i criteri per cui questa vetta, ben distinta dalla pianura e nodo orografico di ben tre creste, e nodo delle valli cogne, valsavarenche e orco, è stata esclusa da tale elenco), ma son contento lo stesso di essere quassù. Il panorama a perdita d’occhio è immenso, e fa effetto essere quassù in 6, mentre sul Grampa c’è la ressa. Sul Roc passiamo più di due ore, tra la posa della campana di vetta, le firme sul nuovo libro, e l’attesa degli altri componenti della gita che prima erano saliti al Grampa. Sono le 10.30 quando ci apprestiamo a scendere. Do uno sguardo verso la MIA montagna, vedo che ci saranno solo più una decina di persone. Tra me e me penso “questa è la volta buona, ci devo provare”. L’amico Alex, compagno di tante e grandi avventure montane, è già d’accordo nell’accompagnarmi su. Scendiamo rapidamente con una doppia, alla finestra del Roc mi lego con Alex e gli dico “oggi o mai più”. Mi sento in formissima, nonostante siano più di due ore che sono oltre i 4000 metri, e partiamo a gran passo. C’è ormai pochissima gente. Superiamo due cordate sul pendio nevoso, poi ecco la cengia nevosa a sinistra della cresta, ed eccoci di fronte al passaggio famigerato. Ci sono due spagnoli un po indecisi, ci lasciano passare. Ed eccoci qua. Faccio sicura ad Alex, poi è il mio turno. Salgo un gradone, e mi affaccio sul famoso passaggino… sì, è esposto, ma è meno peggio del previsto. C’è un metro dove effettivamente la cengia è larga 15-20 cm, ma subito dopo si allarga. E’ espostissimo. Mentre passo, tiro uno sguardo sotto i miei piedi. 400 m di vuoto mi separano dal Ghiacciaio della Tribolazione. Per le mani non ci sono grandi appigli, più che altro una fessurina di un paio di cm dove infirlale… ma eccomi, l’ultimo gradone che supero poco elegantemente aiutandomi col ginocchio, e sono su…Sono le 11.15. Dio mio che emozione. Ho i brividi, quasi mi scappa una lacrima mentre abbraccio la Madonnina… se penso alle 4 volte a che son venuto su e mai son riuscito a raggiungerla per l’eccessivo affollamento….


Sono finalmente quassù, sulla mia montagna, questa montagna ai cui piedi è nata questa passione, questa montagna che è stato il primo e unico quattromila di mio papà.. e son qui anche per lui, che pure non era arrivato alla madonnina perché non se la sentiva.. son qui anche per Lui.


E’ un panorama che ho visto più volte, ma questa volta è diverso, questa volta ha un altro sapore, questa volta è dentro di me, lo sento mio più di quanto non lo sia.


Passiamo pochi minuti lassù, un ultimo bacio alla Madonnina, poi è ora di scendere, anche se resterei quassù per sempre…


Il gradone finale mi impegna un po, ho le gambe corte e faccio una gran fatica a scenderlo..la cengia non mi impressiona, passo davanti e metto i rinvii dove passo la corda. Quando ne son fuori mi assicuro e nel contempo faccio sicura ad Alex che mi raggiunge. Ed ecco finite le difficoltà. Raggiungiamo gli altri appena scesi dal Roc, e scendiamo ancora fino alla Becca di Moncorvè. Non la saliamo perché anche se il dislivello è breve, la natura del terreno non pare delle migliori. Il resto è solo discesa… stancante per la neve marcia ed il sole cocente, fuori dal ghiacciaio ci sleghiamo e svestiamo, poi parto per primo in direzione rifugio. Voglio scendere un attimo da solo per sentire mie queste rocce, questi torrenti, questi fiori pionieri che colonizzano le morene, mi guardo intorno, mentre scendo a buon passo, accompagnato dal tintinnio dei moschettoni, e mentre cammino penso, e mi vengono i brividi a pensare quante emozioni mi ha dato e continua a darmi questa passione.


E questi luoghi più di altri li sento miei, questa montagna è mia, io sono questa montagna. E’ casa mia. Preso da questi pensieri arrivo quasi senza accorgemente al rifugio, affollato di gente, e ritorno alla realtà…


Molti dei nostri sono già qui, quando arrivano Max, Alex e gli altri, una volta cambiati e rinfrescati, ci concediamo un lauto pranzo innaffiato da buon vino. Sono le tre e quarantacinque quando ripartiamo dal Vittorio Emanuele in direzione Pont. La stanchezza comincia a farsi sentire, scendiamo per la bella mulattiera e la temperatura si fa sempre più alta… giunti a Pont, finalmente, non resistiamo alla tentazione di mettere i piedi a mollo…. Meritata birra, per festeggiare l’avventura, e poi tutti a casa, con viaggio di ritorno lungo e pesante anch’esso per via delle code..


Sono le 21.30 quando finalmente varco la porta di casa. Stanco, quasi distrutto, ma estremamente felice, felice di aver finalmente realizzato un sogno, che era così vicino ma così lontano…sembra così assurdo che uno sia salito ben 4 volte lassù senza mai raggiungerla, fermandosi un metro sotto, scoraggiato e demoralizzato dalla folla e dalla maleducazione della gente che a quelle altezze uno non si aspetta di trovare..eppure è così, arrivavo sempre su nei momenti sbagliati…


La gioia e l’emozione di aver raggiunto la Madonnina del Gran Paradiso in un momento di tranquillità così raro su quella vetta rimarrà davvero indimenticabile.


Ho passato più di tre ore oltre i 4000 metri, e ancora una volta posso dire che a quell’altezza “si respira un’aria particolare”.


Ma questa volta lo era ancora di più. Mi sentivo davvero a casa, lassù, a 4061 m di quota.


Feels like home
I should I Know
From my first breath

Le foto sono su www.roby4061.it/photobook/4061.htm



lunedì 16 luglio 2007

feels like home

dopo 4 tentativi naufragati a pochi metri per la solita ressa sul Grampa, oggi finalmente è capitato il momento giusto..

Il buon Alex mi ci ha accompagnato, e finalmente son riuscito ad abbracciare quella Madonnina.

Oggi, era come essere a casa.



Gran Paradiso 4061 metri di quota.

Feels Like Home
I should I know
From my first breath...

venerdì 13 luglio 2007

la montanara

Lassù per le montagne


fra boschi e valli d’or


fra l’aspre rupi echeggia


un cantico d’amor.


La montanara ohé


si sente cantare.


Cantiam la montanara


E chi non la sa?


Sull’Alpe bianca


dai rivi d’argento


una capanna più bella d’un fiore:


era la piccola, dolce dimora


di Soreghina, la bimba del sol.


Sola nel mondo





Canzone famosissima, e nata proprio nelle mie valli, all'ombra di questa montagna, 70 anni fa..


Un saluto speciale e "montanaro" a chi me l'ha fatta tornare in mente..


 


 

lunedì 9 luglio 2007

giovedì 5 luglio 2007

the voice

adoro questa voce.




mi è sempre piaciuta, è semplicemente stupenda, leggera e soave come la neve..


martedì 3 luglio 2007

il "mio" Gran Zebrù 3851 m

Ed eccomi qua.

Premetto che le foto non sono granchè, non mi soddisfano, avevo sbagliato le impostazioni degli ISO.

La gita sociale dei CAI di Rivarolo, con direttori miei amici, è andata benissimo. 20 partecipanti tutti in vetta senza nessun intoppo e con dei buoni tempi.

Il viaggio di andata da Villanova ai Forni è stato tremendo, anche a causa del motoraduno allo STelvio. Ci ho messo praticamente 6.30 ore. Allucinante.

Da qui, dopo un panino veloce, siam saliti al rifugio Pizzini. Birra e relax, fino alla cena, che è andata troppo per le lunghe (due ore mi sembrano un po troppe...)

Tisana e a dormire, non molto, alle 3.20 ero sveglio ed alle 3.30 ci siamo alzati.

Il cielo era velato, e c'era qualche nube bassa, ma tempo di fare colazione, e si vedevano le stelle. Alle 4.35 siamo partiti, c'era già luce.

A quasi 3000 m inizia il ghiacciaio, e ci siamo legati in cordata. In breve siamo arrivati al canalino, che ci ha subito accolto cun una scarica di pietre. casco in testa, e siamo proseguiti. La pendenza inizialmente era sui 30°, verso la metà 35°, l'uscita a 40° circa.

Le condizioni erano buone, con una bella traccia, e nonostante le scariche lo abbiamo superato agevolmente. per fortuna le pietre erano piccole, al massimo grosse come una mela, ma son stato colpito ben due volte, una sullo zaino e una sulla piccozza (che mi ha salvato lo stinco, se no sentivi che santi tiravo giù ).

Usciti dal canalino, ecco il sole, e la ripida "pala". La traccia era sempre buona, il pendio ripido, molto ripido (40°), anche qui ancora qualche scarica, poi più nessuna "rolling stones". la pendenza da fiato intorno ai 3600 m, nei pressi di un argano residuato della prima guerra mondiale.

Da qui la vetta era vicina. Un tratto rilassante, poi le ultime rampe. Un canalino a 45° buoni, con qualche pietra in mezzo alla neve e del ghiaccio affiorante, delicato, e siamo sulla cresta.

E qui dico "sticazzi".

E' impressionante la traccia. Come "scavata" sulla parete nord. Muretto di neve a sx, traccia di 30 cm di larghezza, a dx il fianco della nord che si inabissa a 60-70° per 1000 metri. Normalmente la traccia penso che passi a sx, sul lato valfurva, ma viste le cornici, è stata tracciata da questa parte.

COn molta cautela e un po di fibrilazzione percorriamo questi 50 metri lineari che ci separano dalla vetta. Poco sotto, affiorano resti dei baraccamenti della Prima Guerra (a questa quota!!!!), e con un ultimo tratto decisamente aereo, siamo in vetta...

che figata.

non c'è nemmeno tanta gente, il panorama è indescrivibile. sono le 8.10, sono sulla vetta del Gran Zebrù, 3851 m di quota. Ci abbiamo messo 3h35 dal rifugio, ottimo.

sono felicissimo. essere quassù è di una soddisfazione enorme, per me che mai avrei pensato di arrivare su, che pensavo fosse al di sopra delle mie possibilità, e poi le previsioni erano abbastanza sconfortanti, ed invece guarda qui, guarda che panorama, guarda la val cedèc invasa dalle nubi in basso, guarda il sud-tirol, guarda il cevedale, le tofane, il trentino...

estasiato da tanta bellezza. e anche il fatto che non ci siano le folle oceaniche che temevo, mi rendono felicissimo.

foto di rito, pian piano arrivano tutti i nostri. bravi a tutti, alle 8.30 ecco l'ultima delle nostre cordate, poi a cresta sgombra, noi cominciamo a scendere.

sono io da primo, la discesa mi impressiona un bel po... anche perchè la traccia è in leggera discesa, e 1000 metri sotto i seracchi della vedretta di Solda mi fanno "ciao ciao"... cmq scendo con una concentrazione a mmmmille mila, ogni passo valutato, pianto bene la picca a dx...

Cmq ne usciamo fuori presto, scavalco la cresta, mi sento più tranquillo... nella discesa del canalino sucessivo, faccia a valle, non ho nessun problema.. il resto della discesa della pala prosegue bene, anche se la neve è molle, e richiede attenzione.

un po di nebbia ci coglie nel canalino, che però in discesa mi sembra una "passeggiata". non scarica più, e nonostante un dolore lancinante al ginocchio sinistro, in breve usciamo anche da questo, e giù al sole possiamo rilassarci, fuori dalle difficoltà.

sono le 9.45, siamo in orario perfetto. piccola pausa, poi fuori dal ghiacciaio, giù per le pietraie, ed alle 11 siamo al rifugio, dove due nostre cordate già sono lì.

mi cambio, birrazza e spuntino.

entro le 12 sono tutti al rifugio, e noi cominciamo a scendere. prendiamo il bel sentiero, invece della strada, con belle viste sul ghiacciaio dei Forni.

Alle 13.20 siamo al parcheggio, alle 13.30 si parte, via, verso casa. Passando dal Gavia, e per la Valcamonica...

A pochi km da casa mi becco una tempesta in piena regola, per pochi minuti non mi becco tre piante in testa, strada interrotta per alberi caduti, allagamenti, grtandine...

ma alle 19.30 sono a casa.

soddisfatissimo, e felicissimo, è andato tutto liscio, tutti e 20 in vetta, una salita ed una montagna che ricorderò per un bel pezzo. magari le foto non sono granchè, ma le immmagini ed i momenti e gli amici e le emozioni che questo Gran Zebrù mi ha regalato, mi rimarranno per sempre indelebili nella mia mente e nel mio cuore.

(scusate il poema, mi son lasciato trasportare)

qui le foto: http://www.roby4061.it/photobook/zebru.htm

Un grazie agli amici con cui ho condiviso questa bella esperienza ed al mio papi che da lassù mi assiste sempre, e che mi ha trasmesso questa passione.

domenica 1 luglio 2007