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giovedì 30 novembre 2006

inverno?

a casa mia in questo momento ci sono 17.4°.


senza fohn, senza effetto favonico.


siamo praticametne a dicembre.


sono fioriti i tarassachi e le margheritine.


neve manco a parlarne.


in dieci anni di osservazioni meteorologiche non ho mai assistito a nulla del genere.


non so più cosa pensare...

Ich Will

Stasera mentre ero in birreria, han messo questa canzone dei Rammstein... bellissima, era molto tempo che non l'ascoltavo....

oglio che vi fidiate di me
Voglio che crediate in me
Voglio sentire i vostri sguardi
Voglio controllare il battito del cuore di ognuno di voi

Voglio sentire le vostre voci
Voglio molestare il silenzio
Voglio che mi vediate bene
Voglio che mi capiate

Voglio la vostra fantasia
Voglio la vostra energia
Voglio vedere le vostre mani
Voglio morire tra gli applausi

Mi vedete?
Mi capite?
Mi percepite?
Mi sentite?
Potete sentirmi?
Ti sentiamo
Potete vedermi?
Ti vediamo
Potete percepirmi?
Ti percepiamo
Non vi capisco

Voglio

Vogliamo che vi fidiate di noi
Vogliamo che crediate in tutti noi
Vogliamo vedere le vostre mani
Vogliamo morire tra gli applausi - sì

Potete sentirmi?
Ti sentiamo
Potete vedermi?

Ti vediamo
Potete percepirmi?
Ti percepiamo
Non vi capisco

Potete sentirci?
Vi sentiamo
Potete vederci?
Vi vediamo
Potete percepirci?

Vi percepiamo
Non vi capiamo

Voglio

www.youtube.com/watch



Da ascoltare con le casse al massimo ragazzi...

martedì 28 novembre 2006

be quiet

santa pazienza!!



aooeouuuggnnanemmmen ooeuuegggnnennemmmem bennen agguugnnoooooeoeo


ooohhhhhhhhmmmm


ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhmmmm


ohhhhhhhhhhhhhhhmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm



ooohhhhhhhhmmmm


ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhmmmm


ohhhhhhhhhhhhhhhmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm



lunedì 27 novembre 2006

quanto odio i lunedi...

che giornata anche oggiiiiiii


c'ho gli occhi distrutti, sono a pezzi e ancora in ufficio.


dovevo uscire alle 18...


non ce la faccio davvero più..

domenica 26 novembre 2006

l'ultima ascensione

Risalivano velocemente il ghiacciaio, o meglio, quello che ne rimaneva. Il sole picchiava forte sulla loro testa, quel sole che ormai era diventato insopportabile, quel sole che negli ultimi anni faceva strage di ghiacciai sulle alpi divenute irriconoscibili. I loro volti stanchi erano attraversati da rivoli di sudore, il loro passo si faceva sempre più stanco. Si fermarono a prendere fiato per un momento. Con la paura negli occhi si voltarono per vedere se qualcuno li seguiva: niente, non c’era anima viva oltre a loro, in quell’angolo di paradiso che gli rimaneva. Si ricordarono della prima volta che si incontrarono, su quella stessa montagna. Era la metà di agosto di oltre venti anni prima, quando i loro sguardi si sfiorarono per la prima volta, nel freddo del mattino d’alta quota. Erano tempi in cui la montagna era libera, era libera e viva. Ogni estate centinaia di persone si dilettavano sulle Alpi, salivano vette, camminavano per le valli, si tuffavano nella natura. Ma nel frattempo il clima si scaldava sempre di più, i ghiacciai scomparivano a vista d’occhio, la siccità imperante metteva in ginocchio le città. Il livello del mare era salito, molte città costiere erano state abbandonate, e nuovi insediamenti erano sorti in quelle valli. E fu così che si stravolse del tutto un’ecosistema già fragile, già violentato da frane e alluvioni. Le Alpi "palestra di gioco per l’Europa", come venivano definite oltre un secolo prima dai primi alpinisti inglesi, si stavano riducendo a deserti di pietre e cemento. Le zone libere dall’asfalto si riducevano sempre di più, e alpinisti, escursionisti, e tutti coloro che amavano la montagna, si concentravano i poche aree sempre più ristrette, quelle poche che rimanevano come le ricordavano. Ma il troppo affollamento significava un forte incremento degli incidenti. Le compagnie di assicurazioni, accecate dal profitto, comandavano già da decenni buona parte dell’economia, e sotto la loro spinta fu così che furono vietate le Alpi. Fu proibita ogni attività o sport legata al mondo alpino. A nulla valsero le proteste di chi con la montagna ci viveva. Ogni infrazione della legge veniva punita duramente, e ai ragazzi come loro non restava che frequentare quell’ambiente clandestinamente, con il rischio di venire scoperti. Negli ultimi anni però la situazione si fece sempre più drammatica, numerosi alpinisti scoperti in flagranza si lasciarono cadere dalle pareti per non farsi arrestare, non volevano rinunciare all’unica libertà che gli era rimasta in quel mondo malato, l’unica libertà che gli permetteva di tornare al contatto con la natura, di uscire dalle grigie pareti degli uffici in cui erano costretti dalla logica del progresso a tutti i costi.


Si guardarono fissi negli occhi: una lacrima scese sul volto di lei, nelle loro menti correvano le immagini dei bei momenti che avevano passato insieme, delle montagne che avevano salito, delle valli che avevano scoperto. Avevano lasciato tutto da due anni, rifugiandosi tra le poche montagne non civilizzate. Vivevano così, incitando alla rivolta contro quel sistema repressivo, braccati giorno e notte. Erano ormai conosciuti in tutto l’arco alpino per le loro imprese, qualche vittoria l’avevano ottenuta, con il loro piccolo esercito di ribelli, la loro missione era quasi conclusa, decine di eredi seguivano il loro esempio. Ma il cerchio intorno a loro si stava stringendo, sapevano che la loro strada stava per arrivare ad un vicolo cieco. Avevano quindi deciso di salire ancora una volta quella montagna dove si erano incontrati. Avevano lasciato il glorioso rifugio, ormai in rovina, che era notte fonda, una notte di luna piena, una luna che illuminava creste e vette immerse nel silenzio totale, rotto solo dai loro passi sulla morena. Le prime luci del nuovo giorno si allungavano sulle vette circostanti, le ombre della notte si ritiravano, quando giunsero alla base del pendio terminale. L’aria era piacevolmente frizzante, un mare di nubi in continua agitazione copriva quel mondo che rifiutavano, nascondendolo alla loro vista., le montagne ne uscivano fuori come delle isole, delle isole di vita in un mare di nulla. Arrivarono sulla vetta con il primo sole. C’erano riusciti, erano arrivati là dove volevano, al termine di quella corsa. Si presero per mano e restarono in silenzio ad aspettare il momento. Intuivano il solco della Valnontey, quello della Valle dell’Orco, la Valsavarenche. In lontananza la piramide del Monviso sovrastava lo smog e le nuvole. Un refolo d’aria accarezzò i loro volti bagnati dalle lacrime. Erano consapevoli che quella era l’ultima volta che i loro sguardi si incrociavano. Una voce lontana ruppe la magia: erano vicini, li avevano scoperti. Ecco, gli sguardi dei fuggiaschi e degli inseguitori si incrociavano, pieni d’odio e di rabbia. Era giunto il momento, la loro strada era arrivata al vicolo cieco che temevano da anni. Lui le strinse forte le mani, poi si abbracciarono. Mano nella mano si volsero verso l’abisso che sprofondava nella nebbia. Sentirono ancora le voci di chi li braccava, ormai prossime, e con gli occhi gonfi di lacrime si lanciarono un’ultima intesa. Chiusero gli occhi e si lasciarono andare, nella loro ultima corsa verso la libertà. 


19 novembre 2001

sabato 25 novembre 2006

fuori è un giorno fragile

Ieri sera, nonostante la notevole dose di raffreddore che ancora mi porto appresso, ho passato una piacevole serata, dopo un paio di giornate pesanti sul lavoro. Ci andava proprio, ho fatto bene ad uscire nonostante non fossi in forma, per fare due chiacchiere con gli amici di sempre..

Tornando a casa, non so perchè, m'è venuta in mente questa canzone, che devo dire, mi piace veramente molto, anche se non ho capito il video... che mi ricorda comunque un viaggio di quasi dieci anni fa in quella città..

www.youtube.com/watch



venerdì 24 novembre 2006

freddie mercury

esattamente 15 anni fa, era il 24 novembre 1991, moriva di AIDS una delle più grandi voci della musica degli anni 70 e 80....


Freddie Mercury....  la sua morte pose fine alla spettacolare carriera dei Queen, che han segnato indelebilmente la scena musicale rock mondiale soprattutto negli anni 80. Rimangono le canzoni, e il ricordo di un cantante indimenticabile.



Ciao Freddie!


 

giovedì 23 novembre 2006

il blog vive...

anche se negli ultimi giorni non ho postato nulla percè ero steso dall'influenza, vedo che questo blog vive... è visitato e commentate in molti... questo mi fa piacere.. gracias a todos...

venerdì 17 novembre 2006

A Day in the Life

Per radio sta andando questa canzone dei Beatles... è sempre stupenda


A Day in the Life

I read the news today oh boy
About a lucky man who made the grade
And though the news was rather sad
Well I just had to laugh
I saw the photograph
He blew his mind out in a car
He didn’t notice that the lights had changed
A crowd of people stood and stared
They’d seen his face before
Nobody was really sure
If he was from the House of Lords.
I saw a film today oh boy
The English Army had just won the war
A crowd of people turned away
But I just had to look
Having read the book.
I’d love to turn you on
Woke up, got out of bed,
Dragged a comb across my head
Found my way downstairs and drank a cup,
And looking up I noticed I was late.
Found my coat and grabbed my hat
Made the bus in seconds flat
Found my way upstairs and had a smoke,
And somebody spoke and I went into a dream
I heard the news today oh boy
Four thousand holes in Blackburn, Lancashire
And though the holes were rather small
They had to count them all
Not they know how many holes it takes
To fill the Albert Hall.
I’d love to turn you on.


Le canzoni dei Fab Four sono immortali, hanno sempre lo stesso fascino vero? E in questo momento mi rende meno pesante questo venerdì pomeriggio, dopo una settimana decisamente pesante...

giovedì 16 novembre 2006

una giornata uggiosa

dimmi te se è mai possibile... uno va a dormire alle 22.40 (ventidue e quaranta) e alle 7 alzarsi è una tragedia... in questo periodo ho un sonno terribile al mattino...


e guarda che giornata uggiosa oggi... speriamo almeno piova su queste terre aride...


stamattina ovviamente appena guardato fuori, mi veniva in mente questa cazone... e vai di Battisti oggi.


Sogno un cimitero di campagna e io là
all'ombra di un ciliegio in fiore senza età
per riposare un poco 2 o 300 anni
giusto per capir di più e placar gli affanni
Sogno al mio risveglio di trovarti accanto
intatta con le stesse mutandine rosa
non più bandiera di un vivissimo tormento
ma solo l'ornamento di una bella sposa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Sogno di abbracciare un amico vero
che non voglia vendicarsi su di me di un suo momento amaro
e gente giusta che rifiuti d'esser preda
di facili entusiasmi e ideologie alla moda
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Sogno il mio paese infine dignitoso
e un fiume con i pesci vivi a un'ora dalla casa
di non sognare la Nuovissima Zelanda
Per fuggire via da te Brianza velenosa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa


 


 


 

mercoledì 15 novembre 2006

alice adsl fa schifo

stasera mi sta mandando in bestia. cade di continuo la linea. altro che 2 mega!

ma va a quel paese alice!

ma possibile che uno deve pagare per un servizio così di merda?

martedì 14 novembre 2006

6b

stasera sono andato a rampicare in palestra indoor... non ero mai andato. beh, è più faticoso che rampicare sulla roccia... dopo qualche tiro non avevo più le mani sensibili.. son proprio una mezza sega!! cmq faticoso ma divertente... e la piccola soddisfazione di avere quasi superato tutto un 6b con uno strapiombo... poi non mi reggevo più..

lunedì 13 novembre 2006

mal di testa del lunedì

eh mica posso continuare così...


il lunedì l'80 % delle volte ho il classico mal di testa da rientro... spesso è dovuto anche al fatto che l'aria e la luce del sole in montagna mi massacrano gli occhi. non c'è collirio o occhiale da alta montagna che tenga...


se poi c'è un po d'aria come ieri, ecco che gli occhi li ho irritatissimi e lo stare davanti al pc il lunedì di certo non aiuta..


qualche altro frequentatore della montagna ha lo stesso problema?


 


 

venerdì 10 novembre 2006

The Wall

ieri era un anniversario importantissimo, passato quasi sotto silenzio. Eppure il 9 novembre del 1989 è una data che ha segnato la storia.

17 anni fa cadeva il Muro di Berlino, la città finalmente riunita in una sola cosa dopo 44 anni. Giornata storica, me la ricordo ancora, anche se ero un bambino, ma quegli avvenimenti della fine degli anni 80 sono ben saldi nella mia memoria.

L'ottantanove segnò l'inizio dello sgretolamento del blocco sovietico, contrassegnato in quegli anni, grazie alla politica della Perestrojka e della Glasnost di Mickail Gorbaciov dai  primi passi verso la democratizzazione dell'europa dell'est.

Da lì ad un anno Germania Ovest e DDR venivano anch'esse unificate. Una sola capitale, una sola nazione, un solo popolo.




All in all it's just another brick in the wall

giovedì 9 novembre 2006

bye bye rumsfeld

ohi ohi... in seguito alla grande batosta delle elezioni di medio termine, ecco la prima testa che rotola nel cesto.... quella di Donald Rumsfeld.. il falco del Pentagono...

L'America finalmente s'è svegliata dal torpore? Il risultato di queste elezioni era quasi scontato. E penso, spero sia un bene. Anche il fatto che Rumsfeld, individuo odioso e viscido come pochi sia stato "licenziato" la reputo una buona notizia.

E' stato uno dei fautori dell'inutile e sanguinosa guerra in Iraq. Che avrà sì tolto di mezzo Saddam (creato guardacaso proprio da USA e occidente), ma che ha lasciato quel paese in un caos indescrivibile che anche i "grandi" strateghi non sanno più bene come risolvere.

Diciamo che la situazione è un po sfuggita di mano. Un altro Vietnam? Qualcuno lo diceva già tre anni e mezzo fa...

Speriamo che questa ventata di cambiamento arrivata dalle elezioni voglia preannunciare un risveglio del popolo americano.

mercoledì 8 novembre 2006

amore che vieni,amore che vai...

Dal titolo di una canzone di de andrè... più o meno un anno fa vivevo una histoire d'amour  del tutto particolare... pensavo di aver finalmente trovato una persona con la quale condividere quella grande mia passione che è la montagna... ho bei ricordi di quei giorni.. di quei tramonti da una vetta, di quei panorami vissuti mano nella mano.. pensavo che fosse la volta buona, dopo tante delusioni... mi sbagliai. dopo poche settimane, quando tutto ormai sembrava compiuto, il castello di carte è crollato. e mi ritrovai ancora una volta solo coi cocci di un cuore spezzato. persi la fiducia nell'amore. nell'ultimo anno c'è stato un paio di volte in cui forse pensavo di ritrovarlo. ma non è stato così, solo lievi scogli in mezzo ad un mare liscio come l'0lio. persi la fiducia in quel sentimento che è l'amore e non l'ho più ritrovata. nè la fiducia, nè l'amore. Quanto mi piacerebbe poter tornare a condividere la passione per la montagna con una persona che ami. In fondo è l'unica cosa che veramente mi manca in questa vita.

Ma sembra che qualche divinità malvagia faccia di tutto per non concedermi una dolce metà.

C'è un brano da Going to California, dei Led Zeppelin. Mi gira spesso per la mente. Mi rispecchia molto.

Sperando di smentirlo, prima o poi...


Tryin to find a woman whos never, never, never been born.
Standing on a hill in my mountain of dreams,
Telling myself its not as hard, hard, hard as it seems.



Mi sento un Re senza Regina. Da qualche parte, là fuori, sta la mia regina. Prima o poi la troverò. E con essa l'amore.

martedì 7 novembre 2006

estate infinita

Oggi ho già postato qualcosa. Ma una settimana fa avevo iniziato un racconto, poi lasciato a metà. Il caldo di oggi mi ha donato l'ispirazione per finirlo. Eh già, a volte l'ispirazione per scrivere mi viene anche mentre sono alla guida, tornando a casa dal lavoro, sulla Tangenziale di Torino.....

Ecco a voi, anche questo racconto finirà spero entro un paio di anni su un libro di itinerari, foto e racconti sulle alpi occidentali a cui sto lavorando con l'amico Giampaolo.

Buona lettura.

ESTATE INFINITA


Risaliva a fatica il pendio di sfasciumi che precedeva la vetta. Non era più un giovanotto, gli acciacchi del tempo si facevano sentire. Il sole era già alto, caldo, implacabile. Si guardò intorno, era molto tempo che non tornava lì. Ovviamente nulla era più come prima. Tutto ad un tratto gli venne in mente quel giorno di trent’anni prima. Era il 22 settembre. Era il 2003. Se lo ricordava bene quel giorno. A settembre avanzato, dopo l’estate più calda dal 1750 ad allora. Ricordava bene quell’estate, coi ghiacciai in agonia, le temperature oltre i 40°. E si ricordava quella salita alla Punta Marmottere in quel 22 settembre. Faceva ancora caldissimo, l’estate sembrava non avere mai fine. E mentre era lassù pensava “prima o poi finirà questo incubo… ancora poche settimane e sarà di nuovo inverno”. Così pensava.


Ma non fu così. Lui aspettava l’autunno, l’inverno, la neve che tornasse a ricoprire i fianchi delle sue montagne. Non arrivarono. Né l’autunno, né l’inverno, né la neve. Quell’anno fu il punto di non ritorno. Si sapeva che sarebbe dovuto succedere prima o poi, già dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso era chiara la tendenza che stava prendendo il clima. Dopo il 2003 nulla fu più come prima. Ora osservava, salendo, le immani distese di sassi là dove trent’anni prima c’era il ghiacciaio. I pascoli risalivano fin oltre i ruderi del rifugio Tazzetti. Il lago di Malciaussia era circondato dalle piante d’alto fusto. La piccola borgata era diventato un vero e proprio paese, ripopolato dalla gente che tanti anni prima aveva abbandonato la montagna per scendere al piano. Il processo si era invertito, ora dalla pianura si tornava a ripopolare le montagne, per sfuggire alla calura insopportabile delle basse quote. – Già, il ghiaccio – pensava. Aveva vaghi ricordi di come si saliva allora le montagne.. da quanto tempo non usava più la sua piccozza e i suoi ramponi. Da quanto tempo non vedeva la neve. Si fermò un attimo a riprendere fiato. Ancora pochi passi, era in vetta. Aveva portato con sé delle vecchie fotografie, di quella salita di trent’anni prima. Si sedette stanco, sudato, esausto. Si tolse lo zaino, e tirò fuori quelle foto. Le prese in mano, e cominciò ad osservarle. Prima la foto, poi alzava lo sguardo verso l’orizzonte. Gli salì un groppo in gola. E una lacrima cominciò a rigargli il volto. Dov’erano finite quelle montagne? Dov’erano quei ghiacciai, quei scintillanti torrenti, la neve dorata? Alzò gli occhi gonfi di lacrime al cielo. Un sole implacabile lo colpì in pieno volto, lo accecò. – Che stupido sono, guardare il sole senza occhiali protettivi! – pensò. Non vedeva più niente. Buio completo. Non sentì più quel calore quasi insopportabile. E udiva uno strano ticchettio. – Ma che diavolo… - a tentoni nel buio la sua mano toccò il pulsante della luce. – Stavo sognando…. – si alzò seduto sul letto. Respirava affannosamente, madido di sudore. Alzò lo sguardo verso la finestra. Alla luce del lampione miriadi di fiocchi cadevano silenziosi, danzando nella notte. Nevicava. Non si sentiva alcun rumore, solo il fruscio del vento. – Ma che razza di sogno assurdo…. – ripeteva tra sé e sé… guardò il calendario appeso alla parete. La data era 12 dicembre 1984.


Il Buono, il Brutto, il Cattivo

Ieri sera ne ho visto una buona parte, pur conoscendolo quasi a memoria..........


Un film epico, pieno di battute memorabili e scene uniche, oltre alla colonna sonora del genio Morricone..


C'è poco da dire, sarà uno spaghetti-western, ma quel film di Sergio Leone rimane un capolavoro della storia del cinema.



"Il mondo si divide in due categorie. Chi ha la pistola carica e chi scava. TU scavi"


 

lunedì 6 novembre 2006

Sandinista!

E' di oggi la notizia che probabilmente Daniel Ortega ha vinto le elezioni presidenziali in Nicaragua...

Dopo Lula, Chavez, Morales e la Bachelet, il vento in america latina soffia di nuovo a sinistra....

Cosa ci dice Wikkypedia di Daniel Ortega?









Daniel José Ortega Saavedra (nato l'11 novembre 1945 a La Libertad, Nicaragua), politico nicaraguaregno è stato presidente del Nicaragua dal 1985 al 1990, durante il governo sandinista. È l'attuale dirigente (segretario politico) del partito sandinista FSLN e deputato all'Assemblea Nazionale del Nicaragua. È sposato con la poetessa Rosario Murillo. Amico fidato di Fidel Castro e di Hugo Chavez, fra gli altri.


Ortega è stato un dirigente del Frente Sandinista de Liberación Nacional, guerrigliamarxista che sconfisse Anastasio Somoza nel luglio 1979. Ortega diventò uno delle cinque persone della giunta, assieme allo scrittore Sergio Ramirez Mercado, l'uomo d'affari Alfonso Robelo Callejas, Violeta Barrios de Chamorro e Moisses Hassan. rivoluzionaria d'ispirazione


Il governo di Daniel Ortega si ispirava a Fidel Castro, ma i suoi sforzi nella ricostruzione sociale ed economica furono minati dall'embargo imposto dagli Stati Uniti e dalla guerra delle Contras, armata e appoggiata dalla CIA.


il 4 novembre 1984 il suo partito vince le elezioni presidenziali (67% dei voti favorevoli), ma il voto viene contestato dagli Stati Uniti.


Ronald Reagan aveva il timore di un paese comunista in America centrale, per questo, gli USA sostennero gli anti-Sandinisti Contras.


Il 25 febbaio 1990, nuove elezioni vedono la disfatta del FSLN di Daniel Ortega e la vittoria di Violeta Barrios de Chamorro, del partito UNO (Unión Nacional Opositora), alleanza di partiti opposti al governo sandinista appoggiata dall'amministrazione di George Bush sr.


Nel 2006 riprova a candidarsi per l'elezione a presidente del 4 novembre.




E si capisce perchè, ovviamente non piaceva agli Stati Uniti... e... uh, cosa vedo...lo zampino di un Bush... Ma non mi dire....

E sempre, da Wikypedia, alla voce Sandinismo:









Col termine sandinismo si indica la corrente politica nicaraguense che, dichiarando di ispirarsi al pensiero politico del rivoluzionario nicaraguense Sandino, si propone di creare un Nicaragua libero, indipendente, basato sull'eguaglianza sociale.


Negli anni '60, ispirandosi al marxismo e al sandinismo, nacque il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale che unificò i vari gruppi guerriglieri che combattevano contro il dittatore Anastasio Somoza Debayle, aggregando anche gruppi di cattolici legati alla Teologia della liberazione. La guerriglia sandinista, insieme ad altri oppositori della dittatura, superando le divisioni interne giunse al potere cacciando Anastasio Somoza Debayle. Ben presto le altre correnti politiche si allontanarono dalla Giunta al potere, lasciando solo Daniel Ortega ed il FSLN. Il governo sandinista realizzò la riforma agraria, un'intensa politica sociale, lo sradicamento dell'analfabetismo, la messa in funzione di una struttura sanitaria. Il progetto economico si fondava su un'economia mista. Queste politiche furono osteggiate dagli USA di Ronald Reagan che scatenarono una sanguinosa guerra civile (35000 morti) dove si fronteggiarono i sandinisti e i contras, i guerriglieri controrivoluzionari con basi (e appoggio logistico) nel vicino Honduras. La strategia della guerra controrivoluzionaria venne condotta da John Negroponte. I fondi occulti che gli USA usarono per finanziare i contras vennero reperiti vendendo armi a una potenza nemica: l'Iran, dando origine al famoso Scandalo Iran-Contras o Irangate. Attualmente i sandinisti sono la seconda maggiore forza politica del paese.




Aridaje gli USA che mettono lo zampino in America Latina..........

E anche oggi, ovviamente, il Bush Junior non sarà certo felice di questo quasi certo ritorno.......

Ma Sandinista a me ricorda anche un'altra cosa...
I Clash .......

E il loro album del 1980.... da cui vi regalo, o meglio, ve lo regala You tube.com, questa splendida The Magnificent Seven...

Buon ascolto, Joe Strummer è come se fosse ancora tra noi.

domenica 5 novembre 2006

Tunnel of love

Ieri sera ho ascoltato ancora una volta questa canzone dei Dire Straits..

che dire, l'adoro proprio. ben 8 minuti di melodia stupenda, l'assolo finale poi lo riascolterei delle ore...

per chi non la conoscesse................

Tunnel of love - Dire Straits

ma dubito ci sia qualcuno che non l'ha mai sentita.....................

venerdì 3 novembre 2006

grazie a Dio è venerdì...

oggi la giornata è iniziata così così... e la prossima settimana sarà anche peggio mi sa.


Grazie a Dio, però, è venerdì.


E mi basta sapere che stasera uscito di qui, sarò già con la mente su per i monti.


E domani a respirare, spero, l'aria dei tremila e il freddo di novembre.


Poi, lunedì, si vedrà.


Ma adesso non ci penso, adesso penso al week-end.


 


 

mercoledì 1 novembre 2006

Il suono della campana...

scritto un paio di mesi fa, traendo spunto dalla bella gita allo Chateau des Dames dalla valpelline, ecco un racconto "surreale" ambientato in un futuro che cissà, potrebbe anche essere non molto lontano.


Il suono della campana

Guardò l’orologio. Era ora di alzarsi. La notte era passata tranquillamente, nonostante il freddo. Forse non era più abituato al freddo. Si alzò e si mise il maglione. Stropicciandosi gli occhi, scese dal lettino e aprì la porta del bivacco, una sferzata di aria gelida gli intirizzì il viso. La giornata era splendida, un agitato mare di nubi copriva l’intera valle, a perdita d’occhio, fin quando essa si sposava con la pianura lontana. Il cielo era d’un azzurro profondo, il sole era già alto. Si preparò ai soliti gesti. Accese il fornello, mise su l’acqua per il the. Mentre faceva colazione sorseggiando dalla tazza fumante, puntava lo sguardo verso la selvaggia valle percorsa il giorno prima. La sua traccia sui nevai, le morene, si perdeva fin giù agli ultimi pascoli. Poi fu ora di partire. Chiuse la porta del bivacco con un cigolio, si mise lo zaino in spalla, cominciò a risalire la cresta di sfasciumi in direzione del ghiacciaio. Si fermò spesso ad osservare le nubi che ribollivano milletrecento metri più in basso. Che silenzio…era solo anche questa volta, su quella montagna non vi era anima viva. Il freddo del mattino lo spinse a riprendere il cammino. Arrivò al ghiacciaio. Si mise i ramponi, raggiunto dal tepore del sole si incamminò sulla superficie brillante di luce. Attraversò tutto il ghiacciaio, la vetta della montagna si avvicinava sempre più. Con un balzò abbandonò il ghiaccio, si fermò a togliere i ramponi e a mangiare un boccone.



 Com’era lontano il bivacco. E com’era vicina la punta. – Su, coraggio! – si disse, e attaccò le boccette della vetta. Non aveva corda con sé, per cui faceva molta attenzione. La roccia cominciava a scaldarsi, il tepore del sole era piacevole e l’arrampicata mai difficile. Guardò l’altimetro: mancava davvero poco. Un traverso delicato, poi risalì un camino roccioso ricco di appoggi e sbucò sulla vetta, a quasi tremilacinquecento metri di quota. Rifiatò, si tolse lo zaino dalle spalle. – Che meraviglia! – pensò. Gli dispiaceva solo essere solo a godersi quel panorama. Montagne e valli a perdita d’occhio. Prese la cordicella, cominciò a suonare la campana presente in vetta. Il suono ruppe il silenzio quasi irreale del primo mattino, si diffuse nell’aria. Scese giù per la cresta, fino al ghiacciaio, e poi giù verso i pascoli, riecheggiando in ogni angolo della valle. Suonò a lungo, quasi ipnotizzato dalla ritmicità dei rintocchi, che cominciarono a riecheggiare anche nella sua testa.



Deng, deng, deng, deng, deng, deng, deng.



Si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Guardò il quadrante digitale della sveglia. Le quattro del mattino. Accese la luce, si alzò. Si diresse verso la finestra e tirò le tende. La città era immersa nel solito buio. La solita pioggia cadeva incessante. Le strade erano deserte, invase da fiumi d’acqua. La fredda luce dei neon disegnava contorni leggeri nell’aria carica di umidità. Guardò l’orizzonte, oltre la selva di grattacieli a perdita d’occhio. Appoggiò la fronte al vetro freddo. – Chissà dove saranno quelle montagne – pensò. Montagne… Forse anche qui molto, molto tempo fa c’erano delle montagne. Ora solo palazzi, asfalto e cemento – pensò. E chissà com’era il cielo azzurro. Era una vita che non lo vedeva. Gli mancava, aveva nostalgia del tepore del sole. Tirò un sospiro. Pioveva ancora. Come tutti i giorni, tutte le notti. Si ricordò di un vecchio film del secolo scorso. – Non può piovere per sempre – diceva una battuta. Già – pensò – non può piovere per sempre. Chiuse nuovamente le tende. Tornò a letto, si sdraiò fissando le pale del ventilatore sul soffitto, che ruotavano ipnoticamente. Faceva caldo. Spense la luce. Il sonno lo rapì in breve, riportandolo tra le sue montagne di sogni.